Stefano Bandecchi, presidente della Ternana, è tornato a Deejay Football Club sul suo sfogo mediatico: “Non mi sono pentito, è la terza volta che i miei tifosi mi sputano. Nella vita ho fatto di tutto per non essere sputato, da bambino mi capitava quando ero poverello: adesso basta. Se fossimo stati vicini, penso che sarebbe andata peggio”.
Un rapporto cordiale con i suoi tifosi…
“Beh, un rapporto normale. Poi tifosi è una parola generica: quando sono entrato allo stadio c’era un gruppo di persone che mi insultava e un altro che applaudiva timidamente. Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce: in un mese sono diventato un criminale, un evasore e un esaltato mentale. Io avevo un amico, del quale hanno parlato tutti bene e tutti hanno detto che era un poverino: è stato ammazzato a calci e pugni in casa, è diventato un eroe per questo. Io non ho la stessa indole”.
Il rapporto è diventato più complicato?
“Come sempre, i rapporti nel calcio li complicano i risultati. Ovunque se vinci sei un fenomeno e se perdi sei un cretino. In più: se la squadra vince, il presidente non conta niente. Se perde, il presidente è un cretino. E non vale solo per Bandecchi: non sapete quanti presidenti, dalla Serie A alla Serie C, mi hanno chiamato per dire finalmente qualcuno che dice quello che pensiamo. E io avrei preferito non farlo, infatti mi scuso con tutti gli italiani per bene che hanno dovuto assistere a quella scena: spero i miei figli non la vedano mai e per questo sono mortificato. Però dico: attenzione a vivere in questa nazione, non c’è un progetto per il futuro da nessun punto di vista. Prima o poi qualcuno si deve ribellare a questa cosa, ci sono le rivoluzioni silenziose e quelle per bene. È inutile continuare a fare le stesse cose, negli ultimi trent’anni non ce n’è andata bene una. Oggi c’è un articolo su Il Post che è da leggere: dice che Bandecchi, con le leggi dello Stato, si è arricchito. Non dice che tutte le Università italiane, private e non, fanno imprese e si arricchiscono con i prodotti di merchandising, che affittano le ville per i compleanni”.
Il cambio allenatore è dipeso dal fatto che ha preso una decisione senza sentire bene tutti? I giocatori forse erano per Lucarelli…
“Ognuno di noi deve avere una scintilla. Se guarda le partite della B di Lucarelli fatte prima di averlo mandato via e quella di Palermo, io sono convinto di avere ora un Lucarelli diverso. Ognuno deve avere una scintilla, io ho avuto momenti nella vita che ero un bandecchino e oggi sono un Bandecchi. Lucarelli non ha affrontato la B nella maniera giusta e io da manager ho ritenuto di mandarlo via. Ora è tornato e io me ne sono innamorato nella partita col Palermo: un Lucarelli diverso, cose che non vedevo dal campionato stravinto in C. Aveva bisogno di una cura e l’ho curata. Oltretutto, anche quando l’ho esonerato con fatica e tristezza, noi due ci siamo sempre sentiti. In quel momento gli serviva una scossa e sono convinto che ci farà fare un grande campionato”.
