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Europa League

Difendere e attaccare: ecco come Gasperini ha scalato la montagna europea

Atalanta Gasperini

Difendere attaccando, il credo di Gasperini, ha trovato il suo punto più alto nella serata più importante. 

L’Atalanta ha annichilito il Bayer Leverkusen impedendogli di sviluppare la consueta manovra che ha imbrigliato la Bundesliga e l’Europa League, almeno fino alla finale. La squadra di Xabi Alonso sa associare i suoi giocatori per creare delle superiorità numeriche che vengono poi sfruttate con palloni in verticale o con i cambi di gioco. A Dublino, conoscendo le caratteristiche degli avversari in nerazzurro, i campioni di Germania hanno preparato la partita schierando attaccanti che non erano punte pure ma trequartisti chiamati ad attirare la pressione dei tre difensori atalantini. Il resto era la ricerca della profondità per lanciare in uno contro uno chi stava davanti, il tentativo, raro, di ricerca del terzo uomo (palla avanti, palla dietro, palla nello spazio) e il taglio verso il centro degli esterni.

Un piano gara che sarebbe anche stato complicato da leggere e affrontare senza la ferrea applicazione e l’aggressività dei giocatori bergamaschi. I tre dietro avevano il compito di marcare Frimpong, Wirtz e Adli ma, quando i movimenti degli attaccanti rischiavano di risucchiarli troppo all’indietro, ci pensavano i centrali di metà campo, Koopmeiners ed Ederson, a prenderli in consegna in quel sistema di marcature a scalare che è uno degli aspetti più affascinanti del calcio di Gasp. L’Atalanta aggrediva in avanti, con De Katelaere, Scamacca e Lookman sui tre difensori del Bayer, gli esterni Zappacosta e Ruggeri sui corrispettivi avversari sulle fasce e i due centrali su Xhaka e Palacios. Una volta recuperata palla c’era subito la ricerca della porta avversaria con inserimenti in velocità di chi arrivava da dietro.

Con questo piano gara non c’è stato nemmeno bisogno di sviluppare la manovra secondo i canoni gaperiniani (costruzione di triangoli e rombi, cambi di posizione nelle catene esterne, inserimenti costanti dei “terzi di difesa”). E’ bastato non mollare un centimetro nell’aggressività e accompagnare l’azione offensiva una volta recuperata palla. Non poteva esserci partita migliore per mostrare al calcio mondiale i concetti di gioco di un allenatore che ha davvero fatto la storia, il tutto impreziosito da prestazioni da applausi dei singoli, da Lookman al solito Ederson, passando dagli esterni di centrocampo ai centrali di difesa, senza contare un enorme Koopmeiners, anche nella versione centrocampista puro, uno Scamacca straordinario nel difendere palla, e subentrati subito sul pezzo come Pasalic e Scalvini. Il capolavoro dell’Atalanta è arrivato nella partita che contava di più, regalando al calcio italiano una considerazione, anche estetica, destinata a rimanere a lungo. 

(Fonte Sportmediaset)

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