Anche ieri, né lui né i suoi ragazzi hanno tradito le aspettative e le certezze viste in campionato. Perché ormai da due anni a questa parte stiamo vedendo questa squadra scalare sempre più gradini e arrivare verso la cima della montagna. Quando serviva continuare a spingere, i nerazzurri e Simone Inzaghi lo hanno fatto alla grande, senza perdere il filo della concentrazione neanche al solo pensiero, piegando, molto più di quanto è stato il verdetto finale, un avversario forte e d’esperto come l’Atletico Madrid di Simeone, che di Champions League ne ha fatte a valanga, arrivando molto spesso fino in fondo alla competizione. Una continua crescita e accumulo di esperienza quella del tecnico nerazzurro, che ha reso il club grande anche in Europa e non più una matricola che faceva la comparsa al massimo ai gironi per poi sparire.
Prima del suo avvento alla Pinetina, l’Inter aveva fallito la qualificazione alla fase a eliminazione diretta della Champions tre volte su tre. Con Inzaghi in panchina, l’Inter ha sempre allungato almeno a marzo la sua corsa nell’Europa che conta. Da quando ha firmato ha guidato il gruppo in 28 incontri di Champions e ne ha vinti 15, a fronte di 7 pareggi e 6 sconfitte. L’ultima volta è stato messo ko dal City di Guardiola, nella finale di Istanbul. Sono passati 8 mesi.
Se la dirigenza, pur in regime di autofinanziamento, ha fatto (alla grande) il suo dovere sul mercato e se i giocatori non stanno tradendo in campo (2 ko in 34 incontri), Simone non sta sbagliando una mossa. È stato inserito per il 2022-23 tra i migliori tre tecnici d’Europa dalla Uefa, ma adesso vorrebbe fare un altro passo in avanti. Anzi, due… Uno in campionato, conquistando il primo scudetto della sua carriera, e uno in Champions. Prima però c’è l’ottavo di ritorno a Madrid contro l’Atletico. Conosce bene Simeone e non si fida, ma tra lui e il Cholo quello più preoccupato guardando il match del Civitas Metropolitano, non sarà Simone.
Sono Alessandro Bertolino, appassionato di calcio sin da piccolo e grandissimo tifoso.

