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Andrea Giordano a MDC: “Dai gol al benessere, vi spiego l’importanza della riflessologia plantare nel calcio”

Momenti di Calcio ha avuto il piacere di intervistare Andrea Giuseppe Giordano, ex attaccante, tra le altre, del Chievo Verona e capocannoniere nel campionato di Serie C2 nella stagione 1992-1993.
Oggi Andrea si occupa di riflessologia plantare e motivazione dei calciatori

Andrea, può raccontarci brevemente la sua carriera nel calcio e quali sono stati i momenti più memorabili per lei come calciatore professionista?

Avevo un sogno da bambino: giocare a calcio e diventare un calciatore professionista giocando davanti a 40/50 mila persone, vivendo le emozioni di un prepartita importante e fare gol; ci sono arrivato e questo mi rende felice ed orgoglioso.
Sono partito dal mio paese natale (Azzano Decimo, in provincia di Pordenone) per poi fare tutte le categorie dilettantistiche. A 16 anni ho debuttato in 2° Categoria e a 20 anni giocavo in Promozione. A  25 anni ho vinto a Padova il campionato di Serie B nel 1993/94.
Nasco attaccante con grande fiuto del gol. Ad oggi ho realizzato circa 330 gol, moltissimi dei quali da rapace d’area di rigore. Ho tanti ricordi meravigliosi, ma se devo citarne qualcuno, dico il titolo di capocannoniere in Serie C2 anno 1992/93 con il Giorgione, dove realizzo 16 gol. Quell’annata mi ha aperto la strada del calcio che conta.

Al secondo posto dei ricordi metto il 1° gol in assoluto nella storia del Chievo Verona in serie B il 4 settembre 1994 e poi sempre nello stesso anno il 28 maggio 1995 il gol salvezza ad Ancona e poi tanti altri gol decisivi ed importanti.

 

Oggi lei si occupa di riflessologia plantare e motivazione dei calciatori: Cosa l’ha spinta a intraprendere questa carriera dopo il suo ritiro dal calcio professionistico?

Mi ha sempre affascinato il mondo olistico e il benessere delle persone. Ho sempre avuto una spiccata propensione a queste materie olistiche, e una volta terminata la carriera ho cercato e sviluppato conoscenze in questo ambito,  fino a quando mi è stata data l’opportunità di approfondire tutto fino a farlo diventare oggi il mio lavoro principale.

Nel 2016 ho avuto il piacere di incontrare e conoscere colui che ritengo il migliore motivatore e ricercatore in circolazione, Alberto Ferrarini: stando per anni a contatto con lui ho imparato come funziona il corpo umano a livello energetico; oggi porto tutto questo a chi si avvicina a me e vuole farsi “guidare” per creare consapevolezza e capire cosa va o non va nella propria vita.

Come dice Nikola Tesla “Se vuoi scoprire i segreti dell’universo, pensa in termini di energia, frequenza e vibrazione”.

Grazie ad Alberto e alla mia curiosità mi si è aperto un mondo che mi ha catturato ed affascinato ed oggi continuo a scoprire sempre cose nuove, a documentarmi per creare sempre più consapevolezza in me stesso e nelle persone che incontro. Sarò riconoscente ad Alberto per l’opportunità di iniziare a capire il tutto per poi andare avanti in questa direzione, che ti apre un mondo da guardare con altri occhi, ovvero il mondo dell’Anima e delle nostre emozione per tirare fuori il meglio di noi stessi e capire il nostro talento.

3) In che modo la sua esperienza nel calcio professionistico ha influenzato il suo approccio alla riflessologia plantare? Ci sono principi o concetti che ha portato con sé?

Certo, i miei meravigliosi genitori che ringrazio ogni giorno, mi hanno trasmesso etica, rispetto, sincerità e spinto a fare le cose al 101% delle proprie possibilità. Quando una persona viene da me per capire e migliorarsi, questi principi vengono messi davanti a tutto anche perché sono un mio stile di vita tutto naturale, mettendo passione e amore in quello che faccio.

4) Quali sono i benefici principali della riflessologia plantare per i calciatori, e come essa può contribuire al loro benessere fisico e mentale?

I benefici della riflessologia plantare sono molteplici e si ottengono in diverse sedute, almeno una volta ogni 15 giorni in casi urgenti oppure una volta a settimana: sollievo, leggerezza, miglioramento della circolazione sanguigna e dell’umore, eliminazione dello stress psico-fisico, delle tensioni emotive, delle tossine, dei liquidi in eccesso, gonfiore, spossatezza e poi sottolineo l’importanza del dialogo che si crea che porta all’aumento di autostima e consapevolezza.

Si instaura un dialogo molto diretto e profondo che non è mentale, ma emozionale, per cui la persona crea una grande consapevolezza e comprende il perché ha vissuto o sta vivendo delle situazioni più o meno positive e avrà strumenti per cambiare il corso della sua vita e la migliorerà; per questo ci vuole pazienza, perseveranza, resilienza ma soprattutto un grande amore per sé stessi.

 

Come gestisce la motivazione dei calciatori, e quali sono le principali sfide che può incontrare nel suo lavoro?

Il miglior motivatore sei tu stesso, infatti non mi piace che mi si dia del motivatore perché in fondo non lo sono. Mi piace pensare “creo consapevolezza di sé ” ma solo se la persona lo vuole ed è disposta a mettersi in discussione attraverso dialoghi e altri strumenti per arrivare agli obiettivi posti.
L’unico rischio è trovare di fronte una persona chiusa che mette un muro e non ti fa entrare.

Quali sono i principali consigli che offre ai giovani calciatori che aspirano a una carriera di successo nel calcio professionistico?

I consigli che do a chi viene da me sono semplici: avere fame, mettersi in gioco, imparare, mai accontentarsi, migliorarsi ogni giorno, pensare e sognare in grande con autostima, forza, credendo in quello che si fa ma con umiltà.

8) Come vede l’evoluzione del calcio moderno in termini di preparazione fisica e mentale dei calciatori? Ci sono tendenze emergenti che ritiene siano particolarmente interessanti?

Oggi rispetto ai miei tempi si hanno tutti gli strumenti tecnico-tattici e fisici per ottenere il massimo della performance sportiva ma ieri come oggi non si dà importanza all’aspetto emotivo dell’atleta e della squadra.
Nessuno si domanda perché di certe rimonte nella stessa partita, o di cambiamenti di risultati eclatanti tra andata e ritorno, oppure perché ci sono certi infortuni o perché succedono: hanno tutti un significato che non è mentale ma animico, emozionale, comportamentale, di un vissuto di un passato e presente dove non si tiene conto di certi aspetti emotivi. Mi riferisco nuovamente al principio di Nikola Tesla.
Sotto questo aspetto siamo ancora molto indietro…

C’è un aneddoto o una lezione che ha imparato dalla sua carriera nel calcio che vorrebbe condividere con gli aspiranti calciatori o con coloro che seguono la sua carriera nella riflessologia plantare?

Di aneddoti c’è ne sarebbero molti, ma mi piace far capire che chi viene da me deve prendere consapevolezza di sentirsi come una in  SPA a 360 grandi, quindi pensare a tutto ma soprattutto avere il fuoco dentro e la convinzione di diventare e sentirsi importante avendo amore, passione e perseveranza in quello che fa, sognando sempre con gli occhi di quel bambino che aveva un sogno come lo avevo io.

Concludo dicendo che ho ancora tanti obiettivi da raggiungere sempre e comunque.

Intervista a Cura di Raffaele La Russa

Giornalista Pubblicista, Direttore Responsabile di Momenti di Calcio. Appassionato di calcio e laureato in Giurisprudenza presso l'Università Roma Tre

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