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Milan, per la Uefa colpevole è la vecchia proprietà e non Yonghong Li: perchè ora è difficile spuntarla al TAS

Quello che non viene detto  – o detto poco – sui mass media: Yonghong Li per l’Uefa non c’entra nulla.

In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza si può intanto notare che nel dispositivo non c’è alcun riferimento a Yonghong Li, al suo rifinanziamento del debito e ai suoi futuri possibili inadempimenti, che invece erano state le ragioni principali del mancato consenso da parte della camera investigativa al settlement agreement.

Restano solo le violazioni di bilancio del passato.

Scrive il Corriere della Sera che cade almeno formalmente il pregiudizio verso il proprietario cinese, cade anche l’elemento che rendeva più illogico il ragionamento dell’Uefa, ma rischia di essere disinnescato anche l’argomento sul quale il Milan sembrava puntare per l’appello: il cambiamento nell’assetto societario.

Anche presentarsi al Tas con il nuovo proprietario potrebbe essere infatti irrilevante.

Poiché si impugnano le sentenze dei tribunali e non i mancati patteggiamenti con la procura, al Tas si dovrà puntare sull’eccessiva severità della decisione rispetto ad altri casi.

La sentenza, scrive sempre il quotidiano, si riferisce agli inadempimenti della vecchia gestione: che, sia chiaro, esce ammaccata dal provvedimento Uefa, sotto il profilo dell’immagine, tanto quanto l’attuale.

Perché se è vero che con un altro proprietario, più solido e trasparente, forse si sarebbe raggiunto un settlement agreement, e se è vero che la colpa dell’attuale management è di non aver saputo intercettare gli umori di Nyon, non è certo innocente chi non si è curato, per tre anni, di avere bilanci virtuosi.

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