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editoriali

Il calcio che cambia: dove è finita la rivalità fra le tifoserie?

C’era una volta la rivalità nel calcio.
Avere dei rivali significa avere, per due o più volte all’anno, degli appuntamenti che non si possono mancare. Sono partite che hanno importanza particolare, doppia. Possono dare un senso a una stagione, possono riscrivere le gerarchie.

Possono essere derby, ma ci sono anche rivalità che vanno oltre la semplice stracittadina : partite da giocare pensando a non favorire i rivali o comunque sfavorirli.

Ricordate il famoso striscione degli  “oh noo”appeso in curva nord da parte dei laziali?

Nell’ultima giornata di campionato, invece, abbiamo scoperto che non è più cosi.

Il Torino rimonta due volte il Napoli e il gol di De Silvestri consegna lo scudetto – di fatto – ai loro odiati cugini torinesi.

A Genova, invece, i rossoblu – salvi da tempo e senza dover più chiedere nulla al campionato – vanno sotto contro la Fiorentina ma rimontano la gara e a dieci minuti dal termine la vincevano pure.

La loro vittoria -o anche semplicemente il pareggio – avrebbe di fatto estromesso la Fiorentina dalla lotta per l’Europa League avvantaggiando la corsa della Sampdoria che avrebbe giocato un’ora dopo.

Eppure nessuna “contestazione” dei tifosi, nulla…. solo tifo verso la loro squadra.

Bello, tutto bello, come la sportività insegna.

Ma allora non ci sarà più rivalità?

Non ci saranno più gli sfottò lasciati oramai solo ai social?

Dopo le bandiere e le vuvuzelas, ora neanche la rivalità : che brutto il calcio da poltrona!

 

 

 

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