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San Siro nuovo – San Siro vecchio. Dopo le Olimpiadi del Meazza non dovrebbe rimanere nulla

E’ un pezzo di storia del calcio italiano. Anzi mondiale.

Lo stadio Giuseppe Meazza di Milano, comunemente chiamato San Siro, sembra a meno di miracoli dell’ultimo minuto destinato all’abbattimento. Vedrà il suo canto del cigno durante le Olimpiadi invernali del 2026, poi non ne resterà più nulla, nemmeno un pezzettino.

Sarà sostituito dal nuovo impianto che verrà edificato nel 2027-2028. Li vicino al Meazza. Che poi sparirà per fare spazio ad aree verdi e commerciali probabilmente.

Il nuovo stadio probabilmente verrà anch’esso chiamato San Siro, dal momento che è il nome del quartiere . Oppure in segno di rispetto si troverà un altro nome.

Di certo le Luci a San Siro di Vecchioni ci faranno sempre venire in mente il Meazza. Quel Meazza che ha ospitato sfide scudetto decisive. Il Meazza che è uno degli stadi che ha visto più trofei alzati al cielo. Il Meazza di Angelo Moratti, di Suarez, Corso, Liedholm, Altafini, Facchetti, Cesare Maldini, Boninsegna, Altobelli, Paolo Rossi, Weah, Baresi, Costacurta, Sacchi, Paolo Maldini, Zanetti, Mourinho, Milito, Sheva…insomma tutta quella roba lì , “ch’el minga la butti giù con un piccun” .

La Milano del calcio è San Siro. La Scala del Calcio, come la chiamava il Brera.

San Siro che va giù è un pezzo di storia che abbattiamo in nome di una modernità, forse inevitabile e giusta, ma che con il cuore fatichiamo ad accettare.

Del resto nulla è eterno. Non lo siamo noi, non lo sono le nostre idee, i nostri sogni, non lo sono gli amori. Perchè mai dovrebbe esserlo uno stadio, un edificio. Un luogo di aggregazione. Per quanto bello sia, può essere superato dal tempo e dalle necessità, o forse solo dalla voglia di essere cambiato

Ma se è vero, per quanto amaro, che nulla è eterno, è altrettanto vero che nulla, ma proprio nulla muore finchè ne abbiamo un ricordo. Possibilmente bello.

E SanSiro, il SanSiro vecchio, di ricordi belli ce ne ha dati tanti tanti. Coi suoi anelli che facevano da aureola ai sogni di una città che nello sport e nelle vittorie è diventata da città operaia a grande metropoli.

Il SanSiro che verrà, quello nuovo, speriamo possa essere cornice degna anche lui di nuovi grandi vittorie e di nuovi grandi momenti. Gli auguriamo che fra 50 o 100 anni, ci sia qualcuno che scriverà di lui e delle tante cose belle che ha visto prima di essere sostituito a sua volta da un nuovo impianto.

Per ora permetteteci un passo di malinconia, uno sguardo d’amore verso un teatro di sogni diventati spesso realtà.

chimico, appassionato di calcio, di tattiche e statistiche

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