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Viola in Europa con idee di gioco, molta testa e tanto cuore. Ma serve essere più cinici

La Fiorentina torna in Europa al termine di una gara piuttosto sofferta in cui il Twente ha fatto veramente di tutto per segnare quel gol che lo avrebbe quantomeno portato ai supplementari.

La squadra di Italiano ha messo in campo quello che sapevamo fosse in grado di mettere, ma forse anche qualcosa che non ci aspettavamo.

Se infatti si sono intraviste le trame di gioco e un atteggiamento non rinunciatario da parte dei viola, ricalcando il consueto atteggiamento che viene mostrato in campionato, quello che ci ha maggiormente stupito è la testa che ha messo la squadra di Italiano che ha mostrato una maturità internazionale non da tutti.

La Fiorentina è stata infatti brava (e fortunata) a far sfogare il Twente nella fase iniziale. Gli olandesi sin dal calcio di inizio si sono gettati in avanti nel tentativo di mettere immediatamente la partita su un canale a loro gradito in modo da alimentare anche l’entusiasmo dello stadio.

La Viola ha sofferto, ripiegato senza mai fare barricate, si è affidata alla praticità di alcuni suoi elementi e alla tecnica di altri. Amrabat ha capito subito che era la sua partita, quella in cui gli avversari l’avrebbero messa sulle corde a lui gradite e ha risposto di conseguenza. Igor idem. Bonaventura ha cercato di dare geometrie offensive. Cabral ha fatto un lavoro sporco eccezionale.

Pian piano, pur mantenendo un baricentro mediamente più basso del solito, ma sempre senza esagerare, la Fiorentina è venuta fuori battendo anch’essa qualche colpo.

Molta testa e tanto cuore. Diventato tantissimo cuore quando poi, nella seconda fase della ripresa, il Twente ha giocato il tutto per tutto finendo con 4 punte e Vlap, trequartista arretrato in mediana.

Le occasioni per la Fiorentina a quel punto sono per assurdo aumentate. I contropiedi che ha lasciato il Twente non sono stati pochi ma tra Ikone e Jovic hanno fatto a gara a chi si è mangiato il gol più grosso.

E questa è la nota dolente. Quando hai queste occasioni la partita devi assolutamente chiuderla. Non è pensabile rischiare di mandare all’aria una partita, una qualificazione e, perchè no, una stagione divorandosi certe palle gol. Il cinismo è la caratteristica che più manca alla Fiorentina per diventare grande.

I minuti di recupero sono diventati quindi un calvario finale, condito oltre che dalla già citata occasione divorata da Jovic, anche dalla leggerezza di Igor, espulso per doppia ammonizione dovuta a perdita di tempo.

Biraghia fine partita ha parlato di San Pietro (Terraciano) e onestamente non ci sentiamo di dare contro a questa mistica interpretazione del capitano sull’importanza del portiere viola nella giornata di ieri.

San Pietro con quella parata al minuto 96 su un colpo di testa da 5 metri ha aperto alla Fiorentina il Paradiso dell’Europa con le sue chiavi.

Potremmo chiamarlo miracolo. Ma alla base di ogni miracolo c’è un percorso di fede e virtù

E ieri la Fiorentina ha avuto fede nel suo gioco e ha messo in campo tutte le virtù calcistiche di cui ha piena conoscenza

chimico, appassionato di calcio, di tattiche e statistiche

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