Le giocatrici spagnole sollevano la protesta e minacciano uno sciopero il prossimo novembre. In più di 200 si sono riunite in un’assemblea a Madrid, e oltre il 90% delle presenti ha votato a favore di misure drastiche in polemica con la Liga.
Motivo del contendere è la richiesta da parte delle tesserate di un contratto da atlete full time, quindi professioniste, che comporterebbe un significativo aumento del salario medio (attualmente sui 16mila euro all’anno circa).
Ad oggi le giocatrici dei campionati iberici – maggiori e minori – ricevono uno stipendio calcolato su 20 ore lavorative settimanali (loro vorrebbero poterne accumulare 30, dopo un’iniziale richiesta di 40), ma la lega non sembra non voler cedere.
Anche entro i nostri confini la situazione non è rosea, ma c’è ancora molta distanza tra le Istituzioni e le giocatrici sulle condizioni economico-contrattuali.
L’attuale sistema di retribuzione per le tesserate dei club di Serie A prevede un tetto ingaggi di 30.658 euro lordi annuali, a cui vanno aggiunti i rimborsi spese forfettari, le indennità di trasferta, premi e bonus.
A conti fatti, il netto mensile di una calciatrice non va oltre i 2400 euro. Ancora più “grave” la situazione in Serie B, torneo che le ragazze affrontano armate di passione e speranze, visto che la cifra massima (valutata in rimborso spese) è di 500 euro mensili. C’è invece un divario spaventoso fuori dall’Europa, dove le stelle del calcio in rosa – pur sempre lontane anni luce dai vari Messi, Ronaldo e Neymar – vedono cifre enormi. Prima del Mondiale estivo infatti, solo la brasiliana Marta Vieira da Silva e l’americana Alex Morgan, guadagnavano quasi un milione di dollari complessivo a stagione.
(Fonte Corriere dello Sport)

