editoriali
Roma, bravi Di Francesco e i calciatori a gestire la sconfitta, meno bravi i dirigenti giallorossi
La Roma è stata eliminata dalla Champions League ma il suo torneo è stato da applausi.
Giustamente tutto lo stadio, al triplice fischio finale del contestato arbitro Skomina, ha tributato un’ovazione alla squadra in segno di ringraziamento per tutte le emozioni vissute nella competizione.
La Roma e Roma romanista, almeno nell’immediato, hanno scelto la maniera migliore e questo rende un’immagine migliore di tante inutili proteste.
Nel dopo Roma-Liverpool c’è stato un equilibrio quasi perfetto nella gestione della sconfitta.
Quasi.. perchè se i calciatori son rimasti tutti nel rettangolo verde a stringere la mano agli avversari e a ringraziare i tifosi, i Dirigenti son tutti corsi a fare la fila in TV per lamentarsi dell’arbitro, dimenticando i grandi meriti della squadra inglese.
Ha cominciato il Presidente Pallotta : “L’errore ci sta, ma con la tecnologia si può correggerlo. Mi congratulo con il Liverpool ma è indispensabile introdurre il Var altrimenti si cade nel ridicolo».
Ma il VAR glielo avrebbe concesso il rigore al 93°?
Poi è toccato al DS Monchi: «Il calcio italiano deve alzare la voce. In serie A la tecnologia c’è e funziona».
Quando il torto capita a te……meno quando capita agli altri aggiungeremmo noi.
Per fortuna, il maggiore equilibrio l’ha trovato l’allenatore Eusebio Di Francesco che, da grande uomo di sport, ha riportato tutto alla giusta dimensione, quella sportiva: «Per prima cosa dobbiamo analizzare i nostri errori: su sette gol subiti diciamo che cinque ce li siamo fatti da soli. Dovevamo crederci ancora di più» seguito da Francesco Totti per il quale «è un risultato da cui ripartire».
Il massimo della sincerità e della sportività, però, spetta di diritto a Daniele De Rossi che con molta franchezza ha avuto il coraggio di ammettere che : «Il fallo di mano sul tiro di El Shaarawy? Io l’avevo visto, poi ho chiesto a Dzeko e lui mi ha detto che non era sicuro.
Arbitrare non è facile. A me, per esempio, sembrava che sull’azione dell’altro rigore negato Dzeko fosse in fuorigioco di due metri e invece non lo era. Adesso bisogna rendere questasquadra ancora più forte, si è ricreato qualcosa che non vedevo fin da quando ero bambino».
Evidentemente c’è ancora differenza tra chi lo sport lo pratica in campo e chi lo pratica seduto alla scrivania.