Nella settimana di Milan-Inter ripercorriamo il cammino del Derby di Milano, una partita che ha attraversato 110 anni di storia del nostro paese
Quando Massimo Moratti prese l’Inter i pensieri che frullarono in testa a tutti gli esperti di calcio furono sostanzialmente due.
Sicuramente ci metterà lo stesso amore e la stessa passione che ci aveva messo il padre, sarà da vedere se riuscirà ad ottenere gli stessi risultati.
L’altra era: Chissa che Derby con Berlusconi.
Eh si, perchè nell’immaginario collettivo il fatto che Milan e Inter avessero due presidenti cosi innamorati delle loro squadre, del calcio e così tifosi, non poteva che rimandare alle vecchie sfide degli anni 50/60 con Angelo Moratti e Rizzoli
Furono anni grandi per le due milanesi a lottare in Italia e in Europa fra loro e con le più grandi big del calcio europeo.
L’obiettivo era quello, inutile nascondersi
E se il 13 febbraio 1995 quando Massimo Moratti subentrò ad Ernesto Pellegrini come presidente dei nerazzurri, tutto o quasi andava costruito, dall’altra parte Silvio Berlusconi aveva già alle spalle 9 anni di successi. E che successi.
Il Milan aveva vinto scudetti, Champions e Coppe Intercontinentali. Con Sacchi aveva rivoluzionato il calcio mondiale e portato un nuovo modo di giocare in Italia. Aveva modificato i rapporti fra giocatori, allenatori e società. E soprattutto era un modello per chi volesse iniziare a vincere.
Il Milan era l’immagine vincente del calcio mondiale. Un calcio dove conta già il business, ma gli uomini vengono prima. Dove i contratti sono fondamentali, ma una stretta di mano ti dà una sicurezza maggiore.
In più oltre al Milan c’è anche la Juve. La rivale antipatica, perchè a differenza del Milan neanche condivide quei sentimenti che affondano le radici nel passato , nella visione del presidente tifoso appassionato. Del litigio programmato, ma anche della sportività a fine partita.
Una volta alla fine di un derby un giornalista vide uscire Peppino Prisco, vicepresidente dell’Inter e guru dell’interismo nel mondo, dallo spogliatoio del Milan. Era di fretta e sembrava nascondersi dietro al bavero dell’impermeabile e sotto il suo cappello a quadri.
Tempo dopo lo stesso giornalista chiese a Galliani perchè era entrato dentro lo spogliatoio del Milan. Lo aveva invitato Berlusconi a fine partita. Lui accettò, salutò cordialmente tutti e uscì di fretta dicendo ” Lasciatemi andare ora, che devo scappare a confessarmi”
Questo era il quadro del Milan – Inter di fine secolo e inizio Anni 2000. Un salto all’indietro nel calcio che fu.
I primi anni di Moratti all’Inter non sono facili. Compra qualunque cosa sia comprabile. Alle enormi cifre spese però non corrispondono successi importanti. Soddisfazioni poche. Miliardi spesi tantissimi
Il Milan si alterna con la Juve a vincere. L’Inter sembra Cenerentola.
Ma i tifosi sognano sempre, ogni estate. Quando arrivano i giocatori che sembrano i migliori del mondo anche se poi non lo sono. E sognano ancora di più quando invece lo sono.
Come quando arriva Ronaldo. Il Fenomeno. Che il migliore del mondo lo è ! E Moratti lo porta a Milano. Il 5 maggio del 2002 è la doccia fredda degli interisti, ormai convinti di vincere e che sia il loro turno. E invece no. E’ ancora Juve.
La stagione dopo l’Inter non si arrende.
E la pagina dei Milan-Inter trova uno dei suoi punti più alti nella storia: il doppio derby della Semifinale di Champions League.
L’Italia domina quell’anno in Europa. L’altra semifinale è Juve-Real.
Il derby di Milano in semifinale e una partita che passerà alla storia. Non per lo spettacolo che fu quello che fu, ma per la tensione, la partecipazione di una città ad un evento storico e per la portata dell’importanza del Match.
Il Milan è abituato a certi palcoscenici. L’Inter meno. La semifinale di Champions non la vede da decenni.
Si riepiloga in due partite tutto quello che è stato il derby di Milano in 100 anni. Il dualismo e la diversità di vedute dei 44 dell’Orologio che sancirono la scissione e la nascita dell’Inter.
L’amore viscerale dei suoi due presidenti come ai tempi di Rizzoli e Moratti padre.
Il glamour dei derby della Milano da bere, passerella di vip degna della Prima alla Scala.
E poi Moratti Massimo e Berlusconi Silvio. L’amore per le loro squadre. Per il calcio. Per la vittoria.
Fu un doppio pareggio. Per una regola che oggi abbiamo abolito perchè scoperto essere iniqua, del gol in trasferta (in un derby poi….parlare di trasferta…) il Milan accede alla finale che poi vincerà contro la Juventus a Manchester. In quella finale. Paolo Maldini alzerà la Coppa dalle grandi orecchie come suo padre Cesare. Testimone di un milanismo che rimane nel tempo, continuativo, generazionale. Cromosomico. Fu una delle immagini più belle della Storia del Calcio. Se il calcio dà un senso ai risultati quell’immagine è il senso di quel doppio pareggio e di quel gol in trasferta.
Dall’altra parte l’Inter maledice le occasioni buttate, non poche che avrebbero potuto cambiare una storia.
O semplicemente anticiparla.
Perchè Calciopoli era alle porte e l’Inter di Moratti ne rimase fuori. Il Milan vinse ancora in Europa. Sempre Maldini ad alzarla. Ma l’Inter finalmente iniziò a vincere in campionato essendosi tolta dalle scatole la Juventus. E chiuse il ciclo con il Triplete di Mou che rappresenta il punto più alto della storia dell’Inter sul quale è inutile aggiungere altro perche tutto è stato detto
Mancini e Mourinho furono gli uomini che diedero a Moratti la possibilità di poter dire di aver emulato il padre. In Italia e in Europa.
Se li coccolava Massimo, come fossero figli. Come fossero i figli migliori del mondo che gli hanno regalato la più grande gioia della sua vita.
E forse era davvero cosi.
Il Milan invece, come detto, vinse ancora una Champions dopo Manchester, ne perse una in modo assurdo .
Da dopo il 2010 inizio un periodo di decadenza per entrambe. Mourinho vinse la Champions proprio nel 2010 e poi se ne andò . Era finito un ciclo e non fu facile riaprirne uno
Per il Milan la situazione politica di Berlusconi ne aveva un po’ compromesso l’immagine e probabilmente aveva cose più importanti a cui pensare.
Il periodo dei presidenti innamorati si chiuse con il passaggio di consegne delle due squadre milanesi a imprenditori stranieri appoggiati da fondi finanziari. Oggi non ritroviamo nelle proprietà milanesi quello che vedevamo nelle due figure che hanno segnato la storia di queste squadre.
Siamo felici quando vediamo Maldini e Zanetti in tribuna considerati e rispettati come dirigenti capaci e che stanno facendo bene il loro mestiere.
Ma forse rimpiangiamo un calcio che fu e che non sarà più.
Quello di Moratti Angelo, di Rizzoli, di Berlusconi, di Moratti Massimo, di Maldini, di Zanetti, dei 44 dell’orologio, della Milano da bere, di Ronaldo, di Baggio, di Vieri, di Peppino Prisco
Prima Parte https://momentidicalcio.com/2022/09/01/milan-inter-story/
Seconda parte https://momentidicalcio.com/2022/09/02/milan-inter-story-2/
Terza parte https://momentidicalcio.com/2022/09/02/milan-inter-story-3a-parte/
Quarta parte https://momentidicalcio.com/2022/09/02/milan-inter-story-3/
Quinta parte https://momentidicalcio.com/2022/09/02/milan-inter-story-5a-parte/
chimico, appassionato di calcio, di tattiche e statistiche

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