Nella settimana di Milan-Inter ripercorriamo il cammino del Derby di Milano, una partita che ha attraversato 110 anni di storia del nostro paese
Prima Parte https://momentidicalcio.com/2022/09/01/milan-inter-story/
Seconda parte https://momentidicalcio.com/2022/09/02/milan-inter-story-2/
Terza parte https://momentidicalcio.com/2022/09/02/milan-inter-story-3a-parte/
Tutto ebbe inizio nel 1980. E’ conosciuto come l’anno dei terremoti.
Il terremoto vero e proprio fu uno, terribile. In Irpinia. Segnò profondamente il paese, rese palesi le differenze fra nord e sud. La terra tremò sbriciolando le case in pochi secondi e in maniera più lenta, ma altrettanto inesorabile, la fiducia di quel popolo nello stato.
Ma non fu l’unico terremoto. Fu un terremoto lungo molti anni quello causato dalla strage di Ustica e del DC9 precipitato e le cui colpe furono per anni sommerse. Fu un terremoto mediatico e politico la bomba di Bologna. Il decennio si chiuse con un terremoto politico storico di portata mondiale: quello che fece cadere il Muro di Berlino. Un muro che divideva due mondi, li separava da anni e che era l’icona delle paure internazionali che aleggiavano sopra le nostre teste.
Ma altri terremoti sconvolsero il modo di pensare e di vivere in maniera meno drammatica per fortuna. Inizia l’avventura di Bill Gates e Microsoft che avrebbe portato un computer nella casa di tutti gli italiani nel giro di pochi anni.
Nasce Canale 5, che sarà megafono di un cambiamento radicale della società
Un cambiamento inevitabile che doveva mettere fine ad un periodo buio, fatto di paure e di rancori sociali. Un cambiamento che intercetterà le necessità delle persone. Sarà precursore dei sogni del popolo. Creerà necessità, vere ed effimere, con il solo scopo di soddisfarle.
Sono iniziati i meravigliosi Anni 80
Fu un decennio con una impronta edonistica accentuatissima.
Tutti avevano voglia di apparire, la televisione rendeva possibile ciò che sembrava impossibile. Ogni sfizio diventava necessità. L’essere notati contava più dell’essere valutati.
Milano era la capitale indiscussa di questo meccanismo socio-mediatico che aveva preso piede in poco tempo. Milano non era più la citta operaia ( o quanto meno non solo) ma era la città del terziario, della finanza, dei soldi facili. Dei banchieri. Degli Yuppies, termine nato a Manhattan con cui si identificavano i giovani imprenditori dei soldi che come lavoro producevano necessità
Milano era la capitale della Tv che alimentava tutto ciò e ne traeva essa stessa i benefici con la pubblicità. Un circolo chiuso, in cui si alimentavano sogni, che venendo pubblicizzati diventavano bisogni, che a loro volta potevano essere esauditi generando un business che avrebbe alimentato altri sogni.
Milano era la capitale della pubblicità. E degli slogan.
Dal “Grande Pennello”, al “Tè Feeeeenomale!” dai “dieci piani di morbidezza” al liquore dal “colore chiaro e gusto pulito”. Tutti li abbiamo sentiti e riprodotti a nostro modo.
Uno, diventò cosi famoso (oggi diremmo virale!) che venne usato proprio per autocelebrare la città che lo ha fatto nascere
La “Milano da bere” era infatti la Milano che necessitava di un amaro per rilassarsi dalla vita frenetica che imponeva. La pubblicità aveva tutti gli stereotipi cittadini dell’epoca.
Dal vigile in divisa (per i milanesi era “il Ghisa”) che beveva sorridente al bar in una sorta di after hour ante litteram, gli yuppies col loro orologio in bella vista e la giacca blu, la ragazza coi capelli colorati in stile punk che legge il Sole24ore, unione di mondi nella realtà inavvicinabili, ma che una crasi televisiva aveva reso possibile.
Ed eccola Milano nel suo slogan “che rinasce ogni mattina, pulsa come un cuore; Milano è positiva, ottimista, efficiente; Milano è da vivere, sognare e godere» “Milano da bere”!
E poi “nero” e via ad un’altra pubblicità
Ma quella Milano è la Milano da bere.
E di quella Milano da bere il calcio non solo ne farà parte, ma ne sarà pieno protagonista.
E’ il 1984 quando Ernesto Pellegrini acquista l’Inter da Ivanoe Fraizzoli che ne era presidente da quando Angelo Moratti gliela aveva venduta.
Pellegrini era figlio di una famiglia abbastanza umile; inizio a lavorare nel settore ristorazione e intuisce che il boom economico degli anni 60 farà cambiare le abitudini alimentari degli italiani e che un servizio di ristorazione/mensa all’interno del posto di lavoro potrebbe essere un business vincente. Fu così e da lì nacque il suo successo.
Due anni dopo il Milan, dopo anni di smarrimento,di scandali legati al calcio scommesse e di brutte figure, inizia il suo periodo storicamente più glorioso.
E il 1986 quando a Milanello sbarca Silvio Berlusconi.
Berlusconi e’ l’uomo vincente. E’ la personificazione della Milano da bere. Il calcio è l’ultimo tassello verso il successo assoluto che gli manca. Ha costruito mezza Milano, rivoluzionandone l’aspetto. Ha fondato la TV privata nazionale e grazie anche all’aiuto di Craxi, l’ha fatta entrare nelle case. E’nel cinema, nella grande distribuzione e nell’editoria.
Berlusconi non ci ha detto che tutto era possibile. Berlusconi in quegli anni ci ha reso tutto possibile. Solo che allora non sapevamo che aveva anche tutto un prezzo. Lo capiremo poi, ma è un altro discorso.
Berlusconi viene preso per pazzo. Parla di Scudetto, di Champions League. Il Milan due anni prima era in B. I tifosi lo seguono, chi non lo fa a breve si ricrede.
Tre anni dopo il Milan è campione d’Europa!
E nel mezzo?
Nel mezzo è successo di tutto e di più
E’ un paese in cui tutto è possibile. Perchè la televisione dice che è possibile. Si, ok. L’inflazione sale, ma la lira diventa leggera e stiamo a galla. Chernobyl ci sconvolge, ma non ci tocca da vicino, quindi possiamo tornare a pensare alle nostre cose in breve tempo. Beviamoci un Cynar; andiamo al supermercato. C’è la carta igienica coi dieci piani di morbidezza da comprare. E la Tv nuova? Certo, ma mi raccomando, quella col telecomando. Poi a Natale il videoregistratore, lo stereo e lo walkman per i ragazzi.
E domenica alle tre ci sono le partite.
Milan – Inter è la partita. La Juve fa fatica a reggere il passo delle milanesi. C’è Maradona a Napoli. La Sampdoria che cresce ogni anno fino a che non aprirà il decennio successivo con uno storico scudetto.
Milan e Inter si sfidano a colpi di mercato sensazionali all’interno di un campionato, quello di Serie A, che è già di per se sensazionale. Un campionato dove il 10 del Brasile gioca a Udine. Dove il centravanti titolare dell’Argentina è a Firenze e la sua riserva gira in provincia fra Ascoli e Cremona. Dove tre danesi fanno vincere uno Scudetto al Verona.
L’Europa nella seconda parte del decennio è terra di conquista italiana nelle coppe.
Il calcio è l’esaltazione dell’edonismo e della centralità del futile degli anni 80. Milano ne è la capitale anche qui. Al netto del D10 sceso dall’Argentina per far salire al cielo chi il cielo lo ha solo visto in fotografia, Inter e Milan danno vita ai più grandi spettacoli di quel tempo
Non è più il tempo della Milano operaia e quindi niente Bauscia e Casciavit.
E’ la Milano dei tre stranieri.
Tre olandesi per il Milan. Tre tedeschi per l’Inter.
Il Milan di Van Basten Gullit e Rijkaard per abbinare la vittoria e il bel gioco (il mantra del presidente e di Sacchi).
L’Inter di Klinsmann, Matthaeus e Brehme per dare praticità e forza teutonica al carisma e alla tattica di Trapattoni.
Nel 1988-1899 i derby non sono il massimo della spettacolarità . Uno finisce 0 a 0. L’altro lo vince l’Inter, 1a0 con gol di Aldo Serena. Un ex.
Il Milan vincerà però la Coppa dei Campioni. Milano torna sul trono d’Europa e sarà protagonista per molti anni
L’Inter vince uno scudetto che verrà ricordato come lo Scudetto dei Record per il numero di punti fatti.
Tutti felici. Tutti che hanno realizzato i loro sogni. Tutti vincenti. Tutti con il loro bicchiere in mano con l’amaro della Milano da bere!
chimico, appassionato di calcio, di tattiche e statistiche
