Il Milan batte il Marsiglia in un amichevole con profumo di Champions League.
Entrambe le squadre parteciperanno alla prossima e inevitabile il ricordo corre a quando le due squadre si incontravano in una finale ai primi anni 90, complice la presenza di Boli, autore del gol vittoria per i francesi a battere il simbolico calcio d’inizio del match.
Ma oltre alla vittoria e al momento amarcord, per quanto si tratti di calcio d’agosto, sia chiaro, la partita mette in mostra un Milan sopra la media, e soprattutto in grado di dominare e gestire un avversario che fra poche settimane si ritroverà nelle urne per il sorteggio di Champions.
L’impressione è che il Milan giochi a memoria, forte della convinzione di quanto dimostrato l’anno scorso, della carica che lo scudetto ha lasciato e della consapevolezza che la Champions da testa di serie non permette di avere sintomi da pancia piena, ma che anzi, ci si è appena seduti a tavola.
Il Milan incarna nell’unità di gruppo tutti i suoi valori, moltiplica il valore tecnico e tattico dei singoli per un fattore comune che si chiama Gioco, volutamente con la G maiuscola, perchè il suo valore è già alto e potenzialmente ancora in crescita.
Merito di Pioli e della società che lo ha scelto, difeso quando c’erano dei dubbi, sostenuto nelle decisioni, e con cui sta condividendo il mercato.
Il Milan post scudetto non ha comprato Lukaku, non ha comprato Di Maria, non ha speso 75 milioni per Vlahovic.
Ha preso De Ketelaere, che sembra allinearsi almeno nelle premesse e nelle promesse alla filosofia impostata dalla società ormai da due anni.
La domanda sorge spontanea: e se le certezze di Pioli, della società e del lavoro espresso finora alla fine pesassero anche quest’anno più di qualsiasi altro top – player?
chimico, appassionato di calcio, di tattiche e statistiche
