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Il flop della Superlega e l’intervista anacronistica ad Andrea Agnelli

di Filippo D’Orazio- 

La rivoluzione calcistica è avvenuta, ma non nel modo in cui pensavano i cosiddetti “fondatori” di questa nuova Superlega, la competizione che avrebbe dovuto rovesciare il calcio come lo avevamo conosciuto ed amato fino ad ora.

Come previsto, le picconate decisive sono arrivate dall’Inghilterra: prima dai tesserati dei club coinvolti (allenatori e giocatori), poi dai tifosi che hanno cominciato a far sentire rumorosamente il loro disprezzo verso un progetto che avrebbe ucciso il senso stesso del calcio in favore di interessi economici fortemente a cuore dei 12 club. Le manifestazioni di dissenso nel Regno Unito hanno portato, nella tarda serata di ieri, all’abbandono delle sei squadre di Premier League con tanto di scuse ai propri tifosi nei rispettivi comunicati e festeggiamenti annessi nelle strade di Londra e sui social.

Un progetto durato appena 48 ore, nonostante il comunicato ufficiale in cui si manifesta la volontà di andare avanti rimodellando il tutto, che probabilmente non aveva messo in conto la passione e la concezione del calcio dei suoi veri tifosi, non disposti a barattare l’essenza dello sport che amano in favore di un qualcosa molto più simile ad uno show.

E in Italia? Mentre le prime pagine estere sono tutte focalizzate nel sottolineare la caduta del progetto, a rendere tutto più surreale è l’intervista ad Andrea Agnelli sulle pagine di Repubblica e Corriere dello Sport, una chiacchierata a dir poco anacronistica su un progetto “dead man walking” che nella notte ha praticamente ricevuto la definitiva pietra tombale. La posizione di Agnelli ora è traballante, mentre già si rincorrono voci sul toto-nome in caso di dimissioni da presidente della Juventus, e stona la sicurezza delle sue parole in queste due interviste pensando a come tutto è cambiato nel giro di sole 48 ore dall’annuncio in pompa magna di una competizione che doveva essere elitaria, ma che invece ha lasciato i 12 club soli contro tutti.

Il calcio da sempre è l'amore di una vita, il giornalismo sportivo la mia passione e il mio lavoro

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