

Se c’è un protagonista in casa Juventus di questo ciclo di partite a cavallo fra le due soste per gli impegni delle nazionali, cominciato con la trasferta di Crotone e che terminerà con la gara di Roma con la Lazio, e giunto finora al terzultimo appuntamento contro lo Spezia, quello è senza alcun dubbio Álvaro Morata. Partito da Torino come un ragazzo con tante prospettive davanti, ma ancora acerbo nel ruolo di centravanti di una big europea, tornato nel capoluogo piemontese come uomo maturato e convinto dei propri, sopraffini, mezzi tecnici e fisici.
DA TERZA SCELTA A INDISPENSABILE – Prima Edin Dzeko, poi Luis Suarez, poi di nuovo Dzeko e alla fine… Álvaro Morata. È stato questo il “balletto” di mercato che ha coinvolto Madama nella scelta del successore di Gonzalo Higuain. Tante riflessioni, diversi sondaggi, trattative a un passo dal chiudersi: le probabilità che l’avventura bis di Morata in bianconero saltasse sono state alte nel corso del mercato chiusosi quasi un mese fa. Poi l’improvvisa frenata da un lato e l’accelerazione repentina dall’altro grazie anche all’apertura dell’Atletico Madrid. Suarez bloccato dalla mancanza del passaporto comunitario, Dzeko dal nullaosta mai arrivato sull’asse Milik-Napoli. Aggiungiamoci anche, a favore dell’ex Chelsea, una grande voglia di rivestire il bianconero paragonata a una mai così perentoria forzatura del bosniaco della Roma a sposare il progetto juventino. Morata voleva la Juve, l’ha sempre sperato negli ultimi mesi conscio del fatto che mai si è sentito realmente apprezzato e voluto bene come nei due anni a Torino. Così è stato, e il Morata 2.0 è un altro giocatore rispetto a quella, entusiasmante ma ancora da formare, che ne è stata la prima stagione.
NUMERI DEL 9 – Sei presenze stagionali tra Serie A e Champions League, 5 gol realizzati e 1 assist. Al bottino già più che soddisfacente, poteva essere molto più ampio contando le sei reti annullate per fuorigioco, va aggiunta una leadership evidente sul rettangolo di gioco e al fondamentale lavoro per la squadra che mette in pratica in ogni possesso. Dai tagli in profondità, alla capacità di proteggere il pallone piazzando il fisico davanti ai difensori avversari e di ripulire con qualità i possessi duettando con i compagni di reparto. Insomma, tutto un altro Morata che in sole sei presenze ha saputo prendersi un posto da titolare fisso nello scacchiere di Andrea Pirlo conquistandosi anche, in maniera silenziosa, a suon di gol e prestazioni un ruolo di leader all’interno dello spogliatoio.
Fonte: Tuttomercatoweb

Redattore, appassionato di calcio italiano ed estero… Curo e seguo con molta attenzione tutti i migliori campionati esteri.
