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Milan, Rangnick è il futuro: ma il rischio di rimpiangere Pioli cresce sempre di più

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Se il campionato fosse ripartito da zero, il Milan di Stefano Pioli sarebbe da scudetto. O quasi: soltanto l’Atalanta, nelle ultime cinque uscite (per la Dea una pre-lockdown), ha un ruolino di marcia superiore a quello dei rossoneri. Il 4-2 di ieri sulla Juve, in giorni turbolenti per le vicende future, tra l’arrivo di Ralf Rangnick e la conseguente separazione da Paolo Maldini, ma anche dal tecnico emiliano, rilancia diversi interrogativi.

È davvero possibile salutare ora Pioli? C’è il progetto e ci sono i risultati. Questi ultimi sorridono all’ex tecnico di Inter e Lazio: quando è arrivato al posto di Giampaolo, la stagione sembrava irrimediabilmente compromessa. Con pazienza e anche qualche passo falso, Pioli ha rimesso in carreggiata il Diavolo. Oggi il Milan è quinto in classifica, in attesa di Roma e Napoli. E non ha avuto passaggi facili: prima della Juve, ha battuto i giallorossi e la Lazio, ha superato due trasferte complicate come Lecce e SPAL. Risultati alla mano, non ci potrebbe essere momento peggiore per discutere l’addio a un allenatore che ha cambiato un’annata altrimenti disgraziata.

Fattore Ragnick. La differenza la fa l’allenatore tedesco: col suo arrivo ormai prossimo, il Milan sposa l’ennesima rivoluzione. Ancora più totalizzante del solito, perché puntare su uno come The Professor vuol dire sposare una filosofia e un progetto ad amplissimo respiro. E qui la domanda: Pioli e il Milan si stanno semplicemente separando nel migliore dei modi? Di Rangnick, finora, si è scritto un po’ di tutto: a seconda della campana, andrà in panchina sin da subito o inizierà come direttore tecnico. In quest’ultima eventualità, il lavoro di Pioli meriterebbe senza dubbio la giusta considerazione. E il tecnico di oggi potrebbe essersi guadagnato di essere anche il tecnico di domani.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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