Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, è intervenuto ieri sera nel corso de La Domenica Sportiva.
Ha parlato a proposito della possibile ripartenza della terza serie italiana:”La prima partita interrotta è stata quella fra Piacenza-Sambenedettese, il 21 febbraio. La notte tra 21 e 22 ho telefonato ai presidenti delle squadre di Veneto e Lombardia ( le regioni inizialmente più colpite), dicendo loro di stare a casa che non si poteva giocare. Abbiamo messo la salute prima di tutto. Due giorni fa ho svolto un’assemblea drammaticamente emozionante per me con tutti i 60 club di C. Cesare Fogliazza, presidente della Pergolettese, si trova nel comune in cui c’è il numero più alto di morti in Italia, ha perso il nipote di 37 anni e il medico sociale. Giuseppe Pasini, presidente della Feralpisaló, si trova nella provincia di Brescia, dove c’è il massimo numero di morti. Ci siamo quasi messi a piangere in assemblea, e quando parlo con loro di riaprire il calcio faccio una fatica tremenda. La sera Cesare ( il presidente della Pergolettese) mi ha telefonato dicendomi che quell’assemblea gli aveva dato la forza di andare avanti: è il più bel riconoscimento della mia vita, e l’ho ringraziato. C’erano presidenti che mi chiedevano di restituire le fideiussioni. Manca la liquidità: questo impianto sociale, quest’esperienza unica, rischia di perdere continuità aziendale. Rischia di esserci una falcidia totale, hanno bisogno di interventi oggi e non domani. Il lavoro di Spadafora, assieme a Gravina, è stato eccezionale. Dobbiamo mettere un tetto, per evitare che al prossimo temporale crolli tutto. Servono sacrifici, grandi sacrifici insieme, per rimettere tutto insieme. A volte bisogna fermarci, stare zitti, e sentire il dolore della gente. I danni veri saranno nel 2020/21, come si fa ad andare allo stadio? Lì c’è gente che esulta, scalpita per un gol, mi urla nell’orecchio ma non ha la mascherina. Oltre la sicurezza tradizionale, quella per l’ordine pubblico, bisogna averne altra per la sanità, per la gente. Il calcio deve parlare questo linguaggio, altrimenti il più grande gioco popolare fa la fine del Colosseo. Solo che nei nostri stadi non ci andranno più nemmeno i turisti”. Secondo molti addetti ai lavori molti giocatori di C e D saranno in crisi,poiché in Lega Pro il 70% guadagna meno di 50mila euro lordi. E tra i dilettanti (160 club) molti tesserati non hanno altra occupazione e neppure troppe tutele. In Italia la situazione si fa molto critica soprattutto per quanto riguarda le serie minori.
Francesco Baiocco
