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Franco Zadel (ex Triestina a MDC): “Vi racconto il calcio a Trieste”

INTERVISTA CONCESSA  DAL  SIGNOR  FRANCO  ZADEL (GIA’  PORTIERE  DELLA TRIESTINA,RESPONSABILE  DEL  SETTORE GIOVANILE, COLLABORATORE TECNICO  DI  AMILCARE  BERTI, CHE  FU  PRESIDENTE DELL’  UNIONE, 

Venerdì 16 agosto, in serata, allo Stadio Rocco, si sono affrontate due formazioni, che poche volte si erano incontrate: Triestina e  Juventus.

Non ho potuto vedere la partita, che è stata disputata proprio nel ponte ferragostano, però ho avuto alcune curiosità e per avere delle risposte mi sono rivolta a Franco Zadel, che conosce molto bene sia la Triestina sia la Juventus.

Cosa mi può dire della Juventus, davvero perfetta organizzazione?

E’ una società organizzata molto bene con conoscenze e capacità definite per ruolo e responsabilità. Secondo le mie considerazioni  ha una visione complessiva del mondo del calcio, una visione attenta che le permette di stare al passo con i cambiamenti (vedi stadio di proprietà).

Come vede il presente e il futuro della Triestina?

Ritengo che la Triestina di Di Biasin  e Milanese sia una società che abbia completato lo start up. Dopo troppi anni di gestioni, che definire imbarazzanti sarebbe un eufemismo, ora si inizia ad intravedere qualcosa di diverso, finalmente calcio vero. La squadra cresce e speriamo che quest’anno centri l’obiettivo determinante, che non nomino, solo per scaramanzia. Dopo bisognerà gestire la crescita sia organizzativa-gestionale che strutturale e sportiva, i campi per gli allenamenti e per il settore giovanile in primis.

Come mai, per tanti anni, la Triestina non è riuscita  a raggiungere la Serie A?

Trieste è una città molto sportiva, ma ha anche, nel suo io, tanti altri molteplici interessi. Economicamente è una città benestante, che però è un po’ allergica agli investimenti importanti nel mondo dello sport. In poche parole c’è molto sport praticato e sostenuto economicamente, finché non diventa grande, poi tutto si complica. Da aggiungere che Trieste non ha un tessuto industriale a cui potrebbe interessare la visibilità che dà il nostro calcio.

Rispetto alle Squadre di Serie A quelle di Serie B esprimono tanto entusiasmo, volontà e tenacia, anche Lei ha questa impressione?

La Serie A è senz’altro qualitativamente superiore in tutte le sue componenti: strutture, organizzazione, marketing, interesse dei media e qualità tecnica complessiva del Campionato. La Serie B, pur essendo un ottimo Campionato, non ha in ogni squadra tutte queste componenti a cui, però, molti club sopperiscono con l’entusiasmo e la tenacia, soprattutto per quanto riguarda la parte giocata.

Cosa mi può dire in merito alle società calcistiche locali?

A Trieste ci sono circa 28 società di calcio, in una città che ha 200.000 abitanti e molti anziani  sono forse un po’ troppe. Siamo in una città territorio, praticamente senza provincia. E’ encomiabile dal punto di vista sociale che ci siano varie squadre calcistiche, ma tutto ciò porta anche ad una dispersione di risorse e valori, che non favorisce la crescita dei ragazzi, calcisticamente parlando. Non tutte le società possono permettersi  istruttori e allenatori qualificati e spesso le competenze e le conoscenze per far crescere i ragazzi non sono complete. A questo bisogna aggiungere che la società maggiore, che dovrebbe fungere da traino per tutto il mondo giovanile, per troppi anni è stata completamente assente in tale settore, con buona pace della città, che non ha mai manifestato un interesse vero per un settore giovanile di qualità. Nonostante questo, ragazzi che hanno raggiunto il professionismo ce ne sono stati, ma certamente pochi in confronto a quanto succedeva fino agli anni Settanta. 

I Triestini sostengono la Triestina?

Sì, senz’altro, ma vivono la squadra con un finto distacco. Credo che la maggior parte dei Triestini, sia in città sia in altre parti del mondo, cerchino di conoscere il risultato della Triestina il prima possibile in qualsiasi Serie essa sia. Sentono istintivamente qualcosa per questa squadra, che il poeta Umberto Saba ha cercato di spiegare con le cinque poesie per il gioco del calcio, anche lui, che non era di certo un appassionato, sentiva questo legame naturale.

Ultima domanda, che riguarda un po’  tutte le squadre di calcio, cosa pensa dell’azionariato popolare a supporto delle squadre? Dino Zoff è un grande sostenitore di questa possibilità, secondo Lei?

Mi attira il sistema che esiste in Germania, mi sembra che ci siano uno o due azionisti forti economicamente e un azionariato diffuso aperto a tutti, potrebbe essere interessante pure in Italia, anche se …

Daniela  Asaro  Romanoff

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