Con la stagione calcistica che avanza la tentazione di vedere De Ligt e Ronaldo o qualche bel film di Netfkix a sbafo è davvero tanta
Il nome “pezzotto” è viene dalla Campania e il sistema pirata nasce dalla tecnologia Iptv, ovvero un sistema di trasmissione di segnali televisivi su reti informatiche.
Il meccanismo è semplice: basta una connessione di almeno 8/10 megabyte per secondo oramai disponibile e accessibile a tutti e il gioco è pressoché fatto.
Spiega Il Sole 24 Ore che l’Iptv è una tecnologia del tutto legale ma da qualche anno, però, Iptv è diventato sinonimo di questo fenomeno illecito che consente la visione di canali a pagamento in modo fraudolento: tutti i palinsesti Sky (Cinema, Sport, Calcio e finanche Primafila), Mediaset Premium e Dazn, a una manciata di euro.
E’sufficiente digitare “Iptv Italia” su un qualsiasi store online (tipo eBay, Amazon o Aliexpress) per affacciarsi su un macrocosmo di offerte e soluzioni che, nonostante la palese illegalità, fa poco per rimanere sotto traccia.
Affinché una trasmissione Iptv funzioni sono necessari tre elementi chiave: una connessione a Internet, un dispositivo connesso (smart Tv, ma anche tablet, pc, smartphone o Android Box) sul quale installare una banale applicazione, e infine un codice (un file di testo con estensione m3u).
La connessione a Internet, preferibilmente in fibra, è necessaria per far partire lo streaming. Il dispositivo è l’oggetto finale dove vengono visualizzati i canali, dopo aver installato software o app gratuite e legali, rintracciabili sugli store di Google o Apple.
Il codice, invece, è la parte più importante (ed anche quella illegale): una stringa di qualche decina di pagine contenente migliaia di link con estensione TS o MP4. Un file con estensione m3u contenente la lista di canali che, una volta inserita tramite upload nel software per Iptv, diventa visibile sul proprio dispositivo.
Ricordiamo che siamo nel mondo dell’illegalità. E i rischi, per quanto spesso sottovalutati, sono enormi. Chiaramente la posizione più grave è quella di chi ha in mano il sistema: chi trasmettere il segnale in modo fraudolento e incassa i soldi degli “abbonamenti”.
Ma anche chi usufruisce del servizio sta commettendo un reato. E non sempre l’anonimato della rete può salvarlo. Se ci sono di mezzo ricariche Poste Pay, infatti, la polizia postale può risalire a tutti i clienti di un’organizzazione.
La legge vigente prevede che chi si rende colpevole della visione di Sky, Dazn e Netflix in modo illegale rischia da 2.582,29 a 25.822,26 euro di multa e da sei mesi a tre anni di reclusione.
(Fonte Il Sole 24 Ore)