Siamo sempre i soliti: chiacchiere, chiacchiere e quando c’è da applicare un regolamento si sfugge sempre. A Milano è successo di tutto con cori razzisti e banane esibite già prima dell’inizio della gara da parte dei tifosi biancocelesti. Due richiami dello speaker ma l’arbitro non è mai intervenuto
Un arbitro già recidivo, Mazzoleni (quello di Koulibaly in Inter-Napoli per intenderci) e partita che andava sospesa, in base alle norme vigenti.
Invece il nulla: della serie i soliti italiani che chiacchierano tanto, si indignano a parole ma quando c’è da passare ai fatti si fugge sempre.
Milan-Lazio, nonostante le ripetute manifestazioni razziste dei tifosi biancocelesti prima, durante e dopo i 90 minuti, si è svolta regolarmente ed incredibilmente è stata portata a termine dall’arbitro Mazzoleni.
Ricordate il caso Koulibaly? In tutte i mass media nessuno dei grandi dirigenti del nostro calcio si è sottratto alle belle parole e anche, a dire il vero, la FIGC ha varato una modifica all’articolo 62 delle Noif (Norme organizzative interne) stabilendo che in caso di manifestazioni razziste, il primo annuncio dello speaker chiede la cessazione dei cori, con le squadre già richiamate al centro del tempo.
In caso di recidiva, le squadre rientrano negli spogliatoi ed è stata introdotta l’interruzione temporanea della gara ad opera dell’arbitro, restando immutata la competenza del responsabile dell’ordine pubblico a non dare inizio o a sospendere, anche definitivamente, la gara.
Ieri a San Siro, come ben ricorda la Gazzetta dello Sport, le manifestazioni razziste, specialmente nei confronti del milanista Bakayoko, sono cominciate ancor prima del fischio d’inizio e si sono protratte per tutta la serata: i soliti ululati, l’esibizione di banane vere e gonfiabili, un clima intollerabile.
Dall’altoparlante lo speaker, evidentemente sollecitato dal responsabile dell’ordine pubblico, ha lanciato due avvisi agli ultrà laziali, rimasti inascoltati.
E lasciati cadere nel vuoto dall’arbitro Mazzoleni. E’ vero che la decisione ultima di interrompere la partita, per ragioni di ordine pubblico, è in capo al responsabile designato dal ministero dell’Interno, ma l’arbitro avrebbe potuto fermare temporaneamente il gioco richiamando le squadre a centrocampo e dando un primo segnale, forte, di dissenso verso i razzisti.
Invece… il nulla: fino alla prossima indignazione… a parole ovviamente!
