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editoriali

Roma, l’errore di Çakır che nasconde i veri motivi dell’eliminazione

L’errore grossolano dell’arbitro turco nell’occasione del rigore non dato a Schick cela in realtà un’eliminazione che ha altri colpevoli

Sia chiaro: lo sgambetto di Marega su Schick al 120′ di un infinito Porto-Roma sarebbe stato quantomeno da andare a rivedere al Var, esattamente come era stato fatto pochi minuti prima in occasione dell’altro rigore, anch’esso sacrosanto, di Florenzi su Fernando; molto probabilmente anche in quel caso l’arbitro turco Çakır avrebbe decretato un rigore che avrebbe potuto portare la Roma ai quarti di finale.

La Champions League e la Uefa non sono nuove a decisioni discutibili per quanto riguarda gli arbitraggi ed è chiaro che con l’introduzione del Var questi errori non sono più accettabili.

Detto ciò, e smaltita la rabbia per questo episodio, la Roma dovrebbe fare grossi mea culpa per non essere stata in grado di portarsi a casa la qualificazione quando avrebbe potuto.

Avrebbe potuto gestire meglio i cambi se non ci fossero stati gli ennesimi, inconcepibili infortuni muscolari figli di una preparazione e di una gestione da parte dello staff tecnico a dir poco imbarazzante: responsabilità delle quali dovrebbe rispondere in primis l’allenatore con il suo gruppo di lavoro.

Su 120 minuti di gioco, cominciare a renderti veramente pericoloso solo nel secondo tempo supplementare dopo essere stato schiacciato sul campo dal Porto è troppo poco, soprattutto in una competizione come la Champions League in cui imporre il proprio ritmo è fondamentale, e l’esempio si è avuto solo due giorni fa con l’Ajax dominante al Bernabeu contro il Real.

Infine le due clamorose occasioni sprecate da Dzeko sull’ 1-2, unite alla follia di Florenzi in occasione del rigore denotano una scarsa lucidità e concentrazione che in Champions League, contro qualunque avversario, non puoi permetterti se pretendi di andare avanti nel cammino.

Probabilmente dopo ieri sera a pagare sarà Di Francesco, uno dei tanti ma non l’unico responsabile di una stagione che ha ora nel raggiungimento del quarto posto l’unico obiettivo rimasto.

Filippo D’Orazio

 

 

 

 

 

 

Il calcio da sempre è l'amore di una vita, il giornalismo sportivo la mia passione e il mio lavoro

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