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GdS intervista Ronaldo: “Alla Juventus ho trovato una famiglia” e lancia la sfida a Messi

Prima intervista per Ronaldo dopo questi 5 mesi “italiani”. Tanti i temi trattati, dalla Champions “non deve essere un’ ossessione” al dualismo con Messi (che stuzzica invitandolo a uscire dalla comfort zone della Liga e del Barcellona).

Cristiano Ronaldo entra nella stanza e impone la sua presenza fisica. Ha una semplice maglia bianca e parla di calcio come facciamo tutti da mattina a sera, però la personalità è diversa. Il corpo è disegnato per giocare a calcio – un canone di riferimento dell’epoca moderna – e la voce è sempre sicura, quasi impostata. Cristiano ha grandissima considerazione di sé, lavora per essere il migliore da quando è bambino e non ha paura di sfidare il mondo.

Dopo oltre 150 giorni, come mi sembrano la Juve, Torino, l’Italia? «Sono molto felice di essere qui, la città è molto carina, i tifosi molto gentili e la Juventus è un club fantastico, con una organizzazione stupefacente. Qui i giocatori sono umili, lavorano molto. Sì, la mia impressione finora è fantastica». Ci sono calciatori che impressionano più degli altri? «Non è giusto citarne solo alcuni, ma posso dire che questo è il miglior gruppo in cui abbia giocato. Qui siamo una squadra, altrove qualcuno si sente più grande degli altri invece qui sono tutti sulla stessa linea, sono umili e vogliono vincere. Se Dybala o Mandzukic non segnano, li vedi comunque felici, sorridono. Per me è bello, percepisco la differenza. Anche a Madrid sono umili ma qui… sento che lo sono di più. È molto diverso da Madrid, questa è più una famiglia». 

Ogni tanto si parla di Marcelo, Isco e altri ex compagni in arrivo alla Juve. Sarebbe bello avere qui alcuni di loro? «Vedo che scrivete di James, di Bale, di Asensio ma sono onesto, la Juventus non ha bisogno di altri giocatori. Dovete parlare col presidente. Sul futuro, non so. Marcelo è forte, noi apriamo le porte ai buoni giocatori e Marcelo è uno di loro».

C’è stato un momento in cui la scelta della Juve si è rivelata la migliore possibile? «Avevo alcune opzioni, non dirò quali ma le avevo. Ho pensato che la Juve è un club stabile, ha storia, ha fatto due delle ultime finali di Champions, ha vinto il campionato per sette volte di fila. Ho pensato a quello che ho provato quando ho giocato qui, l’atmosfera. Sono stati piccoli dettagli a fare una grande differenza. La stabilità, l’approccio del presidente, i tifosi. Ora sono sicuro al 100% che era la migliore opzione»

Quali le differenze principali tra Juve, Manchester e Real? «La mentalità in generale in Italia è diversa, qui le squadre si preoccupano più di difendere che di attaccare. Anche l’organizzazione è diversa, come la mentalità. In Spagna c’è più relax, qui siete più concentrati, seri, lavorate più duro». 

In questa nuova vita, è possibile vincere una Champions… o magari più di una? «Questo non è uno sport individuale, io sono sicuro del mio potenziale ma lo sport resta collettivo. Io dico sempre che la Champions non può essere una ossessione, bisogna pensarci con tranquillità». È stato così pureaMadrid? «Al Real sono stati molti anni senza vincereela Decima era un’ossessione molto grande

La Gazzetta dello Sport

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