

Nel provvedimento del Gip del Tribunale di Bari Francesco Agnino che ha portato all’arresto per associazione mafiosa di 30 affliati a diverse “batterie” della “Società Foggiana” si parla anche di calcio e in particolare della squadra cittadina.
Ecco il passo citato dal GIP facendo riferimento ai dirigenti e all’allenatore di allora della squadra, Roberto De Zerbi, ora al Sassuolo: “Lungi da denunciare, come dovrebbe fare ogni vittima di estorsione – scrive il magistrato – hanno preferito in maniera pavida accettare supinamente le richieste formulate, abiurando anche a quei valori di lealtà e correttezza sportiva che dovrebbe ispirare la loro condotta”.
Le indagini della Dda di Bari hanno rivelato che tra il 2015 e il 2016 i clan foggiani avrebbero imposto l’ingaggio di due giocatori, “pur non dotati di qualità sportive significative”: Antonio Bruno, figlio del defunto boss Rodolfo, e Luca Pompilio, che da subito fu dato in prestito al Melfi (Potenza) dove gioca tuttora.
Il pregiudicato Francesco Pesante, tra i destinatari della misura cautelare, avrebbe detto direttamente al figlio dell’ex presidente della società calcistica, Antonio Sannella (suo padre Fedele è stato arrestato nei mesi scorsi per riciclaggio), “vengo giù agli spogliatoi e prendi un sacco di botte, ti do forte”.
Gli indagati potevano “contare – ha aggiunto il giudice nel suo provvedimento – anche dell’appoggio della tifoseria foggiana e, più in generale, degli sportivi”.
(Fonte Sportmediaset)

