Sentiamo sempre più spesso parlare di plusvalenze e minusvalenze nel mondo del calcio soprattutto quando si tratta di operazioni di calciomercato.
È di queste ore la notizia che la Procura Federale ha chiesto 15 punti di penalizzazione per il Chievo per la storia delle plusvalenze fittizie con il fallito Cesena.
Sapete cosa sono le plusvalenze e le minusvalenze e perché sono di fondamentale importanza per i bilanci delle società di calcio?
Sky Sport ha dedicato all’argomento un interessante e lungo articolo a cui possiamo rifarci per aiutarvi a capire di cosa si tratta spiegandolo in maniera semplice.
Cosa sono le plusvalenze?
La plusvalenza fa riferimento all’incremento di valore e alla differenza positiva fra due valori dello stesso bene riferiti a momenti diversi.
Quindi, in caso di cessione ad un prezzo superiore del valore contabile, il venditore andrebbe a realizzare una plusvalenza ovvero un guadagno.
Spostandoci in ambito calcistico, poniamo l’esempio di un giocatore pagato 10 milioni di euro e ceduto alla terza stagione per 7 milioni: in questo caso il valore residuo sarà pari a 4 milioni di euro e garantirà una plusvalenza. Se nello specifico un calciatore è un prodotto del settore giovanile, la plusvalenza netta è pressoché uguale al prezzo di vendita del giocatore in questione.
Cosa sono le minusvalenze?
Il significato è pressoché identico alla plusvalenza, tuttavia invece di “incremento di valore” e “differenza positiva” si fa riferimento ad un “decremento di valore” e ad una “differenza negativa”.
Nell’eventualità di una cessione a valore inferiore di quello contabile, quindi, si può parlare di minusvalenza ovvero una diminuzione di redditività.
Torniamo all’esempio di un calciatore acquistato per 10 milioni di euro ma ceduto al terzo anno di contratto per 3 milioni: possiamo parlare in questo caso di una minusvalenza pari a un milione di euro.
Perché plusvalenze e minusvalenze sono fondamentali nel mondo del calcio?
Ai massimi livelli così come nelle serie inferiori, l’attualità delle società è chiamata a rispondere ad un bilancio sano ormai importante quanto i risultati ottenuti sul campo.
Ecco perché realizzare delle plusvalenze ed evitare delle minusvalenze diventano due missioni determinanti in termini di conti e fatturati, aspetti finanziari da rispettare a partire dalle sessioni di calciomercato.
Secondo il report annuale della Figc sullo stato del calcio italiano, nella stagione 2016/17 Le plusvalenze hanno generato ricavi per 693.4 milioni in aumento rispetto all’anno precedente dell’84,4%.
Più nello specifico, ogni acquisto o cessione di un giocatore non viene messo a bilancio nella sua interezza, ma viene distribuito in base alla durata di un contratto secondo la logica dell’ammortamento.
Come funziona l’ammortamento?
L’ammortamento può essere ben spiegato attraverso il trasferimento di Mattia Caldara, inserito nello scambio tra Juventus e Milan che ha riportato Bonucci in bianconero permettendo ad entrambe le società di registrare una corposa plusvalenza.
L’ex difensore dell’Atalanta è stato acquistato dal Milan per 40 milioni di euro con un contratto di cinque anni e uno stipendio lordo di circa 3.4 milioni a stagione.
Per capire quanto peserà il suo arrivo nel bilancio 2018/19 del club, è doveroso dividere l’esborso del cartellino per la durata del contratto: l’acquisto avrà quindi un’incidenza di 8 milioni ogni anno, ai quali vanno aggiunti lo stipendio lordo per un totale di 11.4 milioni.
Il prossimo anno il trasferimento di Caldara peserà 32 milioni sulle casse del Milan (40 del costo iniziale meno gli 8 sottoposti ad ammortamento): qualora i rossoneri volessero venderlo nell’estate 2019 a 50 milioni di euro, la plusvalenza realizzata risponderebbe a 18 milioni oltre al risparmio sullo stipendio del giocatore.
Se invece Caldara fosse ceduto a 20 milioni nella prossima finestra estiva, parleremmo di una minusvalenza di 12 milioni al netto dello stipendio risparmiato ad appesantire il bilancio del club piuttosto che alleggerirlo.
Come incidono plusvalenze e minusvalenze nel Fair Play Finanziario?
il Fair Play Finanziario è stato introdotto nel settembre del 2009 dal comitato esecutivo della Uefa. L’obbligo del pareggio del bilancio, pena incorrere in sanzioni o addirittura al blocco delle finestre di mercato e all’esclusione dalle competizioni europee, rappresenta vincoli rigorosi da rispettare per tutti i club.
Se viene ammessa una piccola soglia di sforamento, è piuttosto vietato ai singoli proprietari il versamento di liquidità nei rispettivi bilanci nel tentativo di far quadrare i conti.
Uno dei casi più eclatanti negli ultimi mesi ha coinvolto il PSG di Al-Khelaifi: reduce dagli acquisti di Neymar e Mbappé, il club parigino ha incassato 104 milioni di euro in cessioni (Pastore, Edouard, Ikoné, Berchiche e Guedes) poiché sottoposto all’inchiesta del FPF e obbligato a rispettare gli obblighi stabiliti dalla Uefa per certificare il proprio stato di salute economico.
Lo scorso giugno si era invece parlato dei 45 milioni di euro di plusvalenza che l’Inter doveva realizzare per rientrare nei parametri del Fair Play Finanziario: l’accordo raggiunto con la Uefa e la cessione di giocatori (compresi i giovani del vivaio) hanno permesso di sanare in extremis il bilancio.
Perché le plusvalenze sono adottate da big e “piccole”?
Le grandi squadre possono inserire a bilancio plusvalenze o comunque entrate proficue attraverso le cessioni di giocatori che non rientrano nei loro progetti.
Da non trascurare come, qualora il calciatore in questione venisse valorizzato, si potrebbe riacquistarlo pagando una piccola differenza.
I club di seconda fascia ne guadagnano invece in termini tecnici ed economici: poniamo il caso di un giovane di prospettiva, stimolato a fare bene per garantirsi il futuro interesse del club che ne deteneva il cartellino.
In questo caso la società d’appartenenza godrà di un vantaggio tecnico bilanciato da aspetti economici: l’investimento è minimo, la plusvalenza è doverosa qualora il top club eserciti il diritto di recompra senza dimenticare l’importanza dei buoni rapporti con le squadre di primissima fascia.
Naturalmente il rischio risponde al falsare parte delle valutazioni di mercato nel tentativo di far quadrare i conti a bilancio, lavoro dettato dalle plusvalenze da dimostrare e dichiarare. Il compito delle autorità quindi quello d’indagare ed eventualmente chiarire se le cifre indicate siano reali e coerenti.
