Rino Gattuso finisce sul banco degli imputati dopo la rocambolesca sconfitta di Napoli.
Al tecnico milanista vengono imputati alcuni errori sottolineati da Sportmediaset in un articolo di cui riportiamo alcuni estratti.
Il primo errore viene ravviato nella formazione iniziale: scelte più conservative che offensive, scarsa protezione di Biglia – molto spesso, infatti, in grande difficoltà anche per la pressione costante di Zielinski, Hamsik e Allan su di lui -, rinuncia al gioco verticale quasi totale in favore di un possesso palla sterile e molto lento.
Gattuso avrebbe sbagliato inserendo Borini a sinistra e abbassando Bonaventura in modo da avere maggior copertura in fase difensiva e una fonte di gioco alternativa a Biglia in mezzo al campo.
In linea teorica, pur rinunciando di fatto alla spinta sulla catena sinistra – da cui è nato il primo bellissimo gol, va detto -, la soluzione poteva anche starci. In una squadra che il tecnico continua a considerare e definire impaurita, questo è stato però il primo segnale di “resa” all’avversario. Qualcosa come: dato che la palla l’avranno loro, noi ci copriamo e proviamo a vedere come va in ripartenza.
Musacchio non era evidentemente in giornata, anche se poco sostenuto dai compagni, ma sostituirlo subito dopo aver perso la sanguinosa palla dell’1-2 ha portato a tre effetti tutti negativi.
Gattuso, scrive sempre Sportmediaset, gli ha praticamente gettato la croce addosso, ha tolto uno dei due conduttori di palla dal campo preferendogli un interditore puro (Bakayoko) e ha insinuato nella squadra tutta la sua paura di essere rimontato.
Paura che si è poi trasformata in realtà. Il tutto mentre Ancelotti dava una scossa opposta alla sua squadra inserendo Mertens al posto di Hamsik.
Al messaggio di Ancelotti “ti aggredisco e ti costringo nei tuoi 20 metri”, Gattuso ha insomma risposto “mi difendo e rinuncio ad attaccarti”.
Ha abbassato la testa invece di rialzarla. E ha rinunciato di fatto provare ad aggredire gli spazi che l’inserimento di una punta per quello che era il regista in quel momento (Hamsik) avrebbe necessariamente aperto nel centrocampo del Napoli.
Errore psicologico che ha ripetuto immediatamente dopo il 2-2, inserendo un esterno conservativo, Laxalt, invece di un giocatore in grado di costringere il Napoli a difendersi come, almeno sulla carta, avrebbe potuto essere Castillejo, preso tutto sommato per la capacità di aggredire gli spazi, per la sua velocità nelle ripartenze e per la sua facilità di creare superiorità numerica con i dribbling.
L’inserimento di Cutrone nel finale, comunque a discapito di Bonaventura, unico centrocampista di manovra e inserimento rimasto in campo, è solo frutto della disperazione di trovarsi sotto a una manciata di minuti dalla fine.
Il Milan sapeva di avere un calendario complicato – Napoli al San Paolo e Roma venerdì prossimo a San Siro – e Rino ha forse temuto di ripartire con un pesante nulla di fatto sulle spalle.
Il problema non è perdere a Napoli. Il problema è non permettere a un Napoli sotto di due gol di immaginarsi anche soltanto la possibilità di riprendere una partita persa.
Si è letto in queste ore, specie sui social, che un Milan con dieci giocatori sotto la linea del pallone sembrava il Chievo.
Non è vero: il Milan, come anche la Juve spesso e volentieri, deve saper giocare con dieci giocatori sotto la linea del pallone e difendere di squadra. Ma deve poi saper ripartire. Essere rapido di testa e di gambe. Aggressivo, convinto e guidato da giocate mandate a memoria. Biglia che non sa dove scaricare il pallone e lo perde spesso e volentieri sull’aggressione degli avversari non è solo un giocatore in evidente difficoltà.
È, soprattutto – e al netto di una campagna acquisti che ha avuto il grande difetto di non inserire in mediana un altro centrocampista di qualità -, un regista senza giocate “predefinite”. Non ha nei piedi e nella testa palloni “telecomandati” da ore di allenamento. E non ha, tra l’altro, quasi nessuna giocata facile che non sia laterale o, più spesso, indietro.
È su questo che Gattuso dovrà lavorare, è questo il “salto di qualità” di cui ha parlato Sacchi riferendosi proprio a Rino. Il Milan ha bisogno di imparare calcio, di averlo dentro. Altrimenti gli resterà sempre addosso la paura di non avere alternative a un posto da attore non protagonista del campionato.
