Dopo il rinvio del match con il Genoa per la tragedia del Ponte Morandi, il Milan fa il debutto in campionato nella difficile trasferta del San Paolo.
Rino Gattuso presenta la sfida contro Carlo Ancelotti, alla prima ufficiale davanti ai suoi nuovi tifosi.
L’Allievo contro il Maestro. Come finirà?
“Spero che il Milan vincerà. Sarà una partita molto difficile, con Ancelotti ci siamo sentiti ieri mattina come spesso capita. Mi ha chiesto se voglio le mozzarelle (ride, ndr). Sapete tutti il rapporto che ho avuto con lui, è stato più che un allenatore, che è andato al di là del calciatore e dell’allenatore. Lui è il maestro, ma domani andremo a Napoli per far risultato e bella figura”.
Quale i vantaggi nel conoscere Ancelotti?
“Qualcosa sta provando a cambiare. Il Napoli ha una sua identità, tanti giocatori giocano insieme da anni. Sta provando a cambiare ma il Napoli di oggi assomiglia ancora a quello di Sarri, non ci ha messo mano al cento per cento. Qualcosa sta provando a cambiare, comprano e vendono pochi giocatori. I novanta punti dell’anno scorso non sono un caso”.
Siete più forti dello scorso anno?
“Possiamo diventarlo, ma ci vuole tempo. Ne abbiamo poco perché dobbiamo fare risultato, ma se riusciamo a fare le cose in fretta è forte”.
A Napoli con un Higuain in più nel motore.
“Penso che solo con Higuain non vinciamo niente. Abbiamo bisogno della squadra. Lui è un calcatore di altissima qualità, uno dei dieci più forti al mondo. Dobbiamo essere squadra e mettere in situazione Gonzalo per dargli palle gol e la squadra deve riuscire a non subirne e fare un buon lavoro in tutti i reparti”.
Hai capito quale è stato il Milan di questi ultimi 7 anni del Milan?
“E’ difficile, bisogna trovare una propria identità. Il Milan ha cambiato tanti allenatori in questi anni, quando cambi poco ogni anno e riesci a dare continuità è più facile. Uno dei problemi è aver cambiato troppo allenatori e metodologia”.
Il Milan è in grado di partire subito forte con Napoli e Roma?
“Abbiamo lavorato bene, abbiamo il motore con il pieno di benzina e possiamo spingere. Abbiamo ancora qualche problemino, prendiamo gol evitabili come contro il Real Madrid. Nelle amichevoli abbiamo creato tantissimo, ma abbiamo fatica a fare gol. Dobbiamo migliorare”.
Come stai tu personalmente?
“Sono l’uomo più felice al mondo, alleno una grande squadra in una grande società. Sono nato con la pressione, sono nato settimino. La vivo bene, c’è gente che sta peggio di me, mi invidiano in tanti. Mi hanno fatto una squadra importante. Come ha detto Spalletti, anche se non gli ha portato fortuna, ho voluto la bici ora pedalo”.
Sacchi ha detto che il Milan è da scudetto.
“Mi ha dato una mazzata dietro al collo. Siamo ancora lontani ma in prospettiva, se guardiamo l’età, forse ci possiamo arrivare. Oggi l’obiettivo è migliorare la posizione dell’anno scorso e lavorare duramente per conquistare il quarto posto”.
Sulla cessione di André Silva.
“Andrè Silva ha già fatto tre gol. Noi non volevamo venderlo, ha voluto andare via a tutti i costi. Quando un giocatore chiede di andare via è giusto che vada via. Ma è un giocatore che per la sua età era importante. L’anno scorso abbiamo sbagliato tanti gol con gli attaccanti. Sono stagioni, speriamo che non succeda a Higuain. Dal venti maggio era uno dei nomi che circolava, con la vecchia e la nuova proprietà. Era un nome che era una priorità”.
La cosa più importante che ti ha insegnato Ancelotti?
“Voi pensate che io e lui non ci assomigliamo caratterialmente. E’ cambiato quando è diventato allenatore. Quando giocava in campo si trasformava, era uno grintoso che non mollava mai. Ha cominciato a fare questo lavoro e si è addolcito. Quello che mi ha sorpreso sempre è la semplicità. Si comportava come Rocco. Da quando ho smesso, non ho mai sentito un calciatore parlare male di Carlo, anche chi non giocava. Riusciva a parlarti con il cuore in mano, non raccontava bugie. La semplicità è stata la sua fortuna. E’ difficile copiarlo nella gestione del gruppo, è stato un maestro”.
Che Milan vuoi vedere domani?
“Un Milan con grande personalità, che possa continuare a fare quello che facciamo con personalità e coraggio. Non voglio vedere una squadra che si abbassa alla prima difficoltà”.
Su come si lavora con Leonardo e Maldini e sul DNA rossonero.
“C’è un grande rapporto. Con Leo ci sentiamo due o tre volte al giorno, Paolo frequenta più Milanello. C’è grande schiettezza e rispetto. La cosa più importante è che tocco con mano che quando vengono portano ossigeno e adrenalina. La squadra si gasa quando vede i nuovi dirigenti. Questo mi fa stare bene. Quando Paolo parla con i calciatori, vedo i ragazzi motivati. Se poi il Milan può tornare quello di una volta, serve ripartire con programmazione e regole. Ognuno fa il suo e riuscire a non cercare alibi ma far migliorare il progetto Milan”.
A che punto è l’inserimento di Caldara?
“Non si sa se domani gioca o no, ma arriva da un calcio diverso. Abbiamo dei metodi di lavoro diversi. E’ un ragazzo con grande voglia e mentalità. Gli stiamo chiedendo qualcosa di diverso e si sta sforzando. Sapevo che era un giocatore abituato a giocare in questo modo e ci vuole un pochino di tempo. A livello umano e lavorativo è una spalla sopra gli altri”.
E’ vero che Bakayoko ti ha sorpreso?
“Gli piace giocare nel centrocampo a due, lo sapevamo. Quando vai a cambiare qualcosa devi parlare con i calciatori. Mi ha sorpreso perchè pensavo fosse più lento, sui test invece devo dire che mi ha sorpreso per la dinamicità. Non conoscendolo si può dire che sia solo fisico, se riusciamo a migliorare la posizione del corpo ci possiamo lavorare. Anche tecnimante può dire la sua”.
Fonte Sportmediaset
