Connect with us

editoriali

Disastro giustizia sportiva: i casi Chievo e Parma l’emblema di un sistema allo sfascio

Qualche giorno fa la sentenza sul caso Parma/Calaiò e oggi la sentenza sul caso Chievo: due assurdità, una dietro l’altra, che denotano – qualora ve ne fosse ancora bisogno – come il sistema giustizia sportiva sia davvero allo sbando.

Urge una riforma: la giustizia sportiva è un elemento fondamentale del sistema calcio e deve funzionare come il migliore degli orologi svizzeri per far si che le regole vengano rispettate da tutti i tesserati.

Non è che in Europa funzioni meglio ma questo non ci deve consolare: il Tas che ha “omaggiato” il Milan di tre anni di palesi ed importanti violazioni finanziarie è stato emblematico di come le regole ci sono ma poi chi le deve far rispettare gode del privilegio di poter fare “giurisprudenza creativa ed alternativa”.

Le sentenze si rispettano ed è un principio di democrazia ma si possono anche commentare e criticare senza essere tacciato di faziosità da a parte di questa o quella tifoseria.

A noi piace parlare di calcio insieme ai nostri lettori e facciamo le nostre considerazioni, accettando il parere di tutti.

Veniamo al caso Italia e al caso Parma: non bisogna essere giuristi di fama per comprendere l’illogicità della sentenza.

Se Calaiò viene ritenuto colpevole di illecito sportivo e squalificato per due anni il Parma non può non subire la retrocessione in Serie B.

Conseguenza automatica: giusta o sbagliata che sia la regola della responsabilità oggettiva non si scappa dal principio sopra enunciato.

La penalizzazione di 5 punti (che tanto poi in appello diventano 2 per regola già purtroppo nota alla giustizia sportiva) da scontare nel campionato successivo è pura fantasia (appunto, giurisprudenza creativa) applicata al diritto sportivo.

E anche se la sciocchezza commessa da Calaiò fosse stata giudicata lieve e il Parma non meritevole di subire sanzioni (come fa una società a controllare gli sms e whats app dei calciatori?) le regole le conoscevano sia il Parma che Calaiò e devono essere applicate.

Caso Chievo: finisce tutto a tarallucci e vino.

La Procura commette una irregolarità formale (quella di non ascoltare Campedelli che ne aveva fatta richiesta), può capitare, e il Chievo svicola…

Ma perchè rendere improcedibile l’intero processo? Basterebbe una piccola e lieve modifica al regolamento per evitare questi disastri causati da cavilli legali.

Si, disastro perchè, attenzione: nel medesimo processo e per la medesima contestazione del Chievo, è finito condannato e retrocesso il – nel frattempo – fallito Cesena.

Quindi…. fermo restando la validità o meno della difesa dei veneti, a livello formale appare un dato: se il Cesena ha commesso l’illecito finanziario delle plusvalenze fittizie con il Chievo, anche quest’ultimo ha commesso la medesima violazione e avrebbe meritato la retrocessione in Serie B.

Allora se così è e il danno che si fa al calcio (e al Crotone in questo caso) è evidente,per evitarlo facciamo un processo celere?

Ma quando mai… la macchina giustizia sportiva dovrà rimettersi in moto e….. addio Crotone!!!

Chi glielo spiega ora a una città intera, a una tifoseria calorosa, ai dirigenti del Crotone, ai suoi calciatori, che senza l’errore della Procura a Crotone l’anno prossimo avrebbero visto giocare Cristiano Ronaldo?

Che credibilità ha questa giustizia sportiva strutturata in questo modo?

Sono passati due mesi da Parma-Spezia e ancora di appello non se ne parla!

E delle plusvalenze del Chievo? in TV se ne parlava da quest’inverno!

Evidentemente la lentezza della giustizia sportiva aiuta….

 

1 Comment

1 Comment

Rispondi

Seguici su Facebook!

RSS Brevi Sport

Collabora con noi

RSS Dal mondo

More in editoriali

Scopri di più da MomentidiCalcio.com

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading