Fra le migliori quattro, nessuna rappresentante del girone che avrebbe dovuto garantire – almeno sulla carta – la Germania alla fase finale del mondiale.
Sembrava tutto annunciato, nel girone F: la superpotenza tedesca a farla da padrona, la Corea del Sud nell’ingrato ruolo dello sparring partner, Svezia e Messico a giocarsi la gloria, coi messicani leggermente favoriti. E’ accaduto qualcosa di nettamente diverso. I campioni in carica fuori, al primo turno (addirittura finiti ultimi nel girone!); Messico che sorprende all’esordio, poi sottovaluta la Svezia e chiude secondo. Scandinavi che fanno il loro cammino in sordina: vincono di misura con la Corea, soccombono – forse immeritatamente – coi tedeschi e risorgono nel match-clou. La Corea, dopo due sconfitte di misura, si toglie la pur effimera soddisfazione di mettersi sotto la Mannschaft.
SECONDA FASE – “titoloni” per i campioni in carica, fuori al primo turno: pur non essendo una prima volta (Italia e Spagna, nel recente passato, sono incappate nel medesimo destino), quando cade un gigante il rumore produce sempre un’eco significativo. Germania parsa involuta, con Low forse giunto al capolinea di un pur rispettabile cammino; ha pesato l’assenza di un vero panzer (Gomez al tramonto della carriera, Werner ancora leggerino per certi palcoscenici).
Così alla fase finale vanno Messico e Svezia: i centroamericani, dopo aver guadagnato le prime pagine per ragioni extracalcistiche (festino a luci rosse che ha coinvolto alcuni dei ragazzi di Osorio, ndr), s’impongono anche sul terreno di gioco: non verrà certo dimenticata presto l’impresa di battere i bianchi di Germania. A seguire, poi, anche la buona prova contro la Corea del Sud: un 2-1 convincente, che aveva fatto parlare anche di possibile sorpresa-Messico. Poi, qui, forse il grande limite di queste nazionali: il non saper dare seguito, l’assecondare un certo rilassamento. E arriva una vera debacle: 0-3, contro una Svezia al contrario presentatasi come all’ultima spiaggia. La contemporanea sconfitta tedesca spalanca comunque le porte degli ottavi alla nazionale del Tricolor, ma la vede di fronte ad un’altra grandissima: il Brasile di Tite. Chicarito e soci, a dirla tutta, non sembrano più la nazionale pimpante dell’esordio: quando si stacca la spina, ahiloro, è sempre difficile riattaccarla. Vanno fuori i verdi, con l’ultima da capitano di Rafa Marquez. Vanno fuori di nuovo agli ottavi: entrare nelle final eight è ancora tabù.
SORPRESA – Di contro la Svezia guadagna la prima posizione, e si mette in una condizione ottimale per gli ottavi: l’avversario è la Svizzera di Petkovic. Squadre ordinate a confronto, attacchi non propri scintillanti: prevale però la quadratezza scandinava, guidata dal coriaceo capitano Granqvist. In questa occasione, e in poche altre ad onor del vero, brilla la stella del giocatore di maggior talento fra gli svedesi: quel Forserg del quale si parla ultimamente in molti salotti dediti al calciomercato.
ALL “IN”? – la Svezia approda ai quarti, dove trova l’Inghilterra. Non è cosa comune per entrambe: da oltre 20 anni, infatti, queste due nazionali non facevano così tanta strada nella competizione. Il pronostico parla chiaro, però; gli inglesi hanno tutt’altra levatura. E in occasione dello scontro diretto, trovano nel giovane Pickford un ulteriore inatteso alleato: il portierino infatti sventa numerosi attacchi di Berg e compagni, permettendo alla nazionale dei Tre Leoni di vincere con un 2-0 meno scontato di quanto si prevedesse.
BILANCI – Svezia promossa, senza dubbio. Cammino di tutto rispetto per gli uomini di Andersson, capaci anche in fase preliminare di avere ragione dell’Italia quattro volte campione. Solito Messico viene da dire: eterna possibile sorpresa, quasi sempre smentita al primo incrocio duro. Corea del Sud ancora fragile per questi contesti: la nazionale di Shin Tae ha espresso un calcio anche piacevole per certi tratti, fermata anche da una componente fisica che vede gli asiatici spesso in netto deficit. Della Germania si è detto già molto: rassegna negativa per un movimento che ha forse vissuto, recentemente, un picco di crescita, e che deve essere ora bravo a non smarrire la strada maestra.
