L’ennesima finale di Champions League conquistata dal Real Madrid fa passare in secondo piano la splendida cavalcata vincente del Barcellona nella Liga e nella Coppa del Re.
Eppure, ad inizio stagione, molti erano i dubbi sui blaugrana devastati dalla cocente partenza di Neymar e dal cambio in panchina.
In realtà, la vittoria del Barcellona nel campionato spagnolo non è mai stata in discussione soprattutto a causa della falsa partenza di Real e Atletico Madrid.
Il Guerin Sportivo ha analizzato i motivi per i quali le due vittorie dei catalani abbiano un retrogusto amaro, nonostante le prodezze di Leo Messi possano ingannare a chi delle partite guardi solo gli highlights.
1) Non è un delitto uscire nei quarti di Champions, nemmeno per il Barcellona, ma essere usciti in questo modo fa male: onore alla Roma e alla sua grande rimonta, ma dall’era Cruijff ad oggi un Barcellona europeo così dimesso come quello dell’Olimpico non si era mai visto, nemmeno l’anno scorso in occasione del 4-0 preso dal PSG.
Il dolore è direttamente proporzionale al cammino del Real Madrid, che da sempre mette l’Europa in cima ai suoi pensieri e che prende con filosofia i piazzamenti in campionato (l’anno scorso peraltro vinto).
2) Con Valverde il processo di verticalizzazione della squadra, già iniziato con Luis Enrique, è stato portato a compimento.
Non è solo una questione di modulo, anche se dopo Natale il 4-4-2 è diventato uno schema quasi fisso, ma di atteggiamento e di caratteristiche dei singoli.
Poi il DNA non si può cancellare, visto che tuttora i blaugrana dominano la Liga anche come semplice possesso palla (circa il 64%, con il Real sul 60 e l’Atletico intorno al 48), ma le partite sono ben visibili a tutti: meno manovre avvolgenti e più fiammate centrali.
3) Gli eroi del Barcellona di Guardiola, modello probabilmente insuperabile, sono quasi scomparsi.
A inizio stagione Mascherano ha salutato ed è andato in Cina, fra poco lo seguirà con immesno dolore (suo e di tutti) Andres Iniesta.
Delle colonne di quella squadra rimangono Piqué, per lui altra grandissima stagione (e come difensore puro è meglio di una volta), Busquets e ovviamente Messi.
4) I grandi acquisti sono stati quasi tutti sbagliati, o come minimo strapagati.
I 115 milioni regalati al Borussia Dortmund per Dembelé gridano vendetta e anche i 120 dati al Liverpool per Coutinho non sono sembrati una grande idea. 30 milioni e passa per mettere Semedo sulla destra e 40 per Paulinho a a centrocampo non sono uno scandalo in assoluto, ma questi giocatori di classe medio-bassa fino a pochi anni fa il Barcellona li produceva in casa, nella sua mitizzata Masia.