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editoriali

Espulsione di Vecino: ecco perchè la decisione di Orsato è stata corretta

Non si placano ancora le polemiche per l’espulsione di Matias Vecino decretata dall’arbitro Orsato in Inter-Juventus di sabato sera.
I moviolisti e gli opinionisti TV si sono spaccati in due tronconi e, come spesso capita, i tifosi si sono altrettanto divisi a seconda della convenienza della loro squadra.

A noi piace guardare il calcio – e discuterne con voi – con i nostri occhi a prescindere da quello che dicono ex arbitri, ex calciatori ora commentatori e telecronisti vari.

Come già in occasione di Fiorentina-Lazio, ci piace dire la nostra opinione a prescindere dal tifo o da altre dietrologie e allora ci siamo documentati per cercare di capire cosa sia realmente successo nell’episodio Vecino-Masndzukic.

Non è stato Valeri a richiamare Orsato, ma Orsato a rivolgersi a Valeri. È questa la ricostruzione che trapela dell’espulsione di Vecino in Inter-Juventus.

Decisiva sarebbe stata la ferita riportata dal croato nello scontro: come riporta Sky Sport.it, vedendo il sangue, all’arbitro veneto è venuto il dubbio di aver sbagliato il colore del cartellino, ed è a quel punto che ha chiesto al collega in cabina di descrivere l’accaduto.

Valeri lo ha fatto, e Orsato ha voluto guardare con i propri occhi. A quel punto non ha avuto esitazioni.

Una situazione rara, ma espressamente prevista dal protocollo che elenca due strade possibili per la revisione (esclusi i casi di controllo su una possibile espulsione per chiara occasione da gol):
1) l’arbitro sospetta di essersi perso o di non aver identificato chiaramente un potenziale fallo da rosso
2) il Var identifica una mancata rilevazione di un fallo da espulsione.

A Milano dunque si è verificata la prima situazione e non la seconda.

Una procedura ritenuta corretta, a quanto risulta, dai vertici arbitrali non soltanto italiani, soprattutto alla luce di una forte raccomandazione di Uefa e Fifa legata all’incolumità dei calciatori.

Una direttiva presente già in epoca pre-Var e che invita gli arbitri, di fronte all’evidenza un infortunio grave, ad estrarre il cartellino rosso anche se a velocità normale avessero giudicato sufficiente un giallo. A maggior ragione, in era Var, avendo la possibilità di consultare il video.

Questa ricostruzione renderebbe anche giustizia proprio al Var Valeri: in altre situazioni simili infatti (come Gagliardini-Sandro in Inter-Benevento o Juan Jesus-Parolo nell’ultimo derby di Roma) il Var non era intervenuto per invitare l’arbitro a rivedere l’azione.

Lo stesso dunque era avvenuto al Meazza, salvo poi che ad “attivarsi” è stato direttamente Orsato.

In pratica il meccanismo è: se l’arbitro ha visto e punito un fallo potenzialmente da rosso con una semplice punizione o con il solo cartellino giallo, il Var deve intervenire solo di fronte a sviste davvero clamorose.

Ma se l’arbitro in campo “vede il sangue” è tenuto a considerare autonomanente l’opportunità di una revisione.

Un approccio che, ad essere pignoli, stride un po’ col fatto che il regolamento prevede il rosso già solo per il “mettere in pericolo” l’incolumità di un avversario, senza necessariamente che questo comporti un danno evidente.

Vogliamo aggiungere una considerazione finale: quanti di noi (e di voi) che hanno giocato o giocano a pallone avrebbero gridato al rosso diretto se fosse toccato a noi subire querl fallo?

Quanti di noi (e di voi) vedendo la partita in diretta hanno gridato al rosso diretto prima ancora di vedere moviole o ascoltare commenti?

Tanti, tantissimi….. traete, quindi, voi la conclusione se Orsato ha fatto bene o meno.

E ricordate che il calcio che conta è quello che vedete con i vostri occhi e non quello visto o sentito in TV!!

 

 

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