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Liverpool – Roma, 2500 gladiatori ad Anfield Road

A prescindere dal risultato di stasera l’As Roma ha già vinto il premio morale più prestigioso tra tutti: la coppa del coraggio.

Eh si, in questa stagione il coraggio e spesso anche l’avventatezza non sono mancati sul campo, e anzi, proprio questo atteggiamento -molto zemaniano- ha portato vittorie e prestazioni di gran livello che già tante soddisfazioni hanno fatto vivere sia al presidente Pallotta che alla sponda romanista del Tevere.

Mai negli ultimi anni prima della gara della Roma contro il Barcellona si erano visti i blaugrana messi sotto scacco, sia in casa loro che sopratutto all’Olimpico, in un campo che quest’anno è stato tombale un po per tutti.
Non importa vincere o perdere stasera, quanto ancor di più essere arrivati cotanto in alto sia in campionato che in Champions, ma vieppiù a chiudere possibilmente un conto aperto con il destino.
Il calcio, si sa, non è mai scontato e prima di fare i conti bisognerà ovviamente attendere il triplice fischio finale di stasera e di gara due, ma ad ogni modo la gara contro Messi e stellare compagnia ci ha insegnato che la Roma non parte nè svantaggiata, nè tanto meno come agnello mandato al macello, al cospetto di nessun avversario.
Lo sanno bene mister Di Francesco e i suoi ragazzi, ma anche i Reeds i supporters inglesi, così come gli stessi tifosi giallorossi, duemilacinquecento, che stasera si ritroveranno all’Anfield Road con davanti agli occhi gli antichi rivali che trentacinque anni orsono gli alzarono la coppa dalle grandi orecchie davanti agli occhi di un Olimpico perplesso e attonito che da allora muto e in attesa meditava una vendetta sportiva che da qui a poche ore sta per vedere il primo incontro.
Tifosi molti dei quali probabilmente c’erano allora e ci saranno in ottantamila anche nella gara di ritorno, vicino ai propri figli e nipoti che, nati nel frattempo e cresciuti nell’incubo delle immagini dei balletti di Bruce Grobbelaar, sperano e sognano da una vita di gioire, esorcizzando finalmente un fantasma che di generazione in generazione gli è stato tramandato da nonni, zii e padri.
Un vero e proprio tarlo nel cuore e nella mente che da stasera alla prossima gara di ritorno potrebbe perchè no, non solo cominciare a fare meno paura, ma a essere ricordato come un evento vintage di un passato di dolore sportivo intenso e profondo cui potersi liberare una volta per tutte.

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