I giallorossi si apprestano a vivere un’altra stagione priva di trofei e a dover rispondere alla solita domanda: cosa manca davvero per diventare grandi?
La prossima stagione terminerà nel 2019, a 18 anni esatti dal terzo scudetto della Roma. Lo stesso lasso di tempo intercorso tra il secondo e il terzo tricolore della squadra di Di Francesco. Al di la delle semplici scaramanzie e di proclami fuori luogo, tale ricorrenza porta alla luce la solita domanda: cosa manca ai giallorossi per alzare di nuovo un trofeo?
La gestione americana si è alternata tra le forti ombre dei primi due anni e qualche luce in più in seguito. Ma ciò continua a non bastare per tornare a centrare l’obiettivo finale: vincere. Il problema principale sembra essere soprattutto uno: le pesanti cessioni cui il club è costretto ogni estate. E’ molto complicato pensare a qualcosa di grande in assenza di un gruppo stabile; la Juventus in questo è maestra.
La squadra dello scorso anno sembrava necessitare solo di alcuni ritocchi per dare battaglia alla “Vecchia Signora” in modo credibile; gli obblighi di bilancio hanno però costretto Monchi a far partire due colonne portanti come Rudiger e Salah. I sostituti dell’egiziano soprattutto non si sono però mostrati all’altezza per gran parte della stagione in corso e ciò ha portato la Roma alla solita battaglia per un piazzamento.
La soluzione a questo problema viene indicata dal presidente Pallotta nel nuovo stadio che dovrebbe portare un sostanziale aumento nei ricavi. Tutto ciò però andrà assolutamente bilanciato con un altro fattore: bisognerà iniziare a dire no ad offerte pesanti in ogni caso fino a quando non si riuscirà a portare trofei a casa; i vari Pogba, Vidal e Tevez hanno salutato Torino quantomeno dopo una lunga striscia di scudetti.
In attesa dello stadio tuttavia ci sono degli elementi assolutamente da tenere per pensare a un buon progetto: Alisson su tutti.
Un’altra grana da risolvere è la scarsa sintonia presidente-piazza: non dubitiamo che il patron giallorosso passi la maggior parte del suo tempo a Boston a lavorare per il bene della Roma; qualche visita in più in Italia sarebbe però opportuna per far sentire la sua presenza a tutti: dalla squadra ai tifosi.
L’ultimo punto tocca invece proprio la piazza giallorossa: serve imparare a vincere e soprattutto a mantenere il giusto atteggiamento davanti a successi tanto belli quanto effimeri. Un derby, un successo a Milano vanno si celebrati ma senza eccessive esaltazioni. Il rischio sarebbe sempre il solito: giocatori che iniziano ad adagiarsi sugli allori senza aver centrato nulla di rilevante.
Il passaggio del girone di Champions League in questa stagione in questo senso ha molto da insegnare…
Pier Francesco Miscischia

Laureato in giurisprudenza ma anche grande appassionato di sport e soprattutto…di calcio: ecco la spinta giusta per scrivere di ciò che adoro!
