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Monchi: “Innamorato della Roma, su Salah e Dzeko dico che…”

Il direttore sportivo della Roma, Monchi, ha parlato della società giallorossa a Sky, toccando molti temi importanti, dalla cessione di Salah alla mancata cessione di Dzeko. Ecco un estratto tratto da GianlucaDiMarzio.com

“Sono innamorato di questa società. Da quando sono arrivato ho capito presto quanto i tifosi vogliano bene a questa squadra”.

Su Salah che continua a segnare a valanga (è già a quota 30 reti): “Per lui siamo arrivati a 50 milioni con i bonus. In quel momento avevamo bisogno di vedere, era un’opzione importante. Poi c’è stato il casino di Neymar, Mbappè… che hanno fatto saltare un po’ le cifre del mercato. Ma in quel momento avevamo bisogno di vendere. Anche io ora penso che quel prezzo non è il migliore ma in quel momento non potevamo fare altre operazioni. Inoltre, quando sono arrivato c’era già offerta del Liverpool di 22 milioni +3 e il desiderio del giocatore era di andare lì”.

Sul Fair Play finanziario che ha condizionato la società“I numeri sono importanti per la società. Ma per i tifosi contano i trofei e le vittorie. Questo è l’importante ed è quello che manca alla Roma. Dobbiamo gestire la società per trovare la strada giusta per farla vincere e per costruire una società che possa farlo in modo continuativo – ha chiarito Monchi -. Capisco che i tifosi non vogliano parlare di plusvalenze, ma chiedo un po’ di fiducia nel mio lavoro. Ora ho il vantaggio di conoscere il calcio italiano, la Roma e il club. Il mio obiettivo è provare a trovare la strada giusta per fare felici i tifosi ma c’è bisogno di tempo. Mi metto nella testa dei tifosi e capisco le loro necessità”.

“La Champions per noi conta tanto. E diventa per noi un modo per fare cose importanti anche per i tifosi. Anche per me, che non sono mai arrivato ad un quarto di finale. Sarebbe una bellissima occasione per arrivarci. L’Europa League? Per me è molto importante e non credo che il Napoli pensi di lasciarla fuori, perché permette anche di giocare la Supercoppa Europea”. Tra le italiane in questa competizione c’è anche il Napoli, ed ecco allora che Monchi ricorda un duello di mercato proprio con il club campano: “Ounas? Abbiamo fatto una scelta ma loro avevano parlato prima di noi con il giocatore e alla fine ha scelto gli azzurri. Penso comunque che Ounas sia un grande giocatore”.

Spazio poi al capitolo legato alla mancata cessione di Edin Dzeko al Chelsea: “Noi abbiamo iniziato a parlare con loro per Emerson ed hanno poi parlato loro di Edin. Una volta che hanno fatto un’offerta l’abbiamo ascoltata e poi abbiamo fatto la nostra domanda. Hanno parlato col giocatore, non hanno trovato l’accordo con lui. Perché vendere Dzeko? Nessun club quando vende un giocatore è felice ma lo fa perché pensa che economicamente e sportivamente sia un’operazione giusta. Avremmo comunque preso un altro giocatore altrettanto importante. Non è che esce Dzeko e non arriva nessuno, non esiste. Schick sostituto del bosniaco? No, ne avremmo preso un altro sicuro. Ma la fiducia che abbiamo in Schick è tanta, e per questo eravamo più tranquilli. Ma ripeto, se Edin fosse andato al Chelsea avremmo preso un altro attaccante. Giroud era un’opzione, per esempio. Schick e Defrel pagati troppo? Fino ad oggi abbiamo pagato 6 milioni per il primo e 5 per il secondo. Il pagamento di Schick è a 5 anni. Anche noi dobbiamo spiegare meglio queste trattative sennò si parla di cifre così. Schick infatti è un’operazione comoda per noi. E penso che Patrik è importante e diventerà fondamentale. Lui è un attaccante ma può giocare anche da esterno a volte”.

“Un ds gestisce il 25-30 per cento di quello che incassa la società e deve andare insieme ai numeri. Ho sempre detto che il direttore sportivo deve lavorare con un occhio da scout e un altro ai numeri, altrimenti sarebbe facilissimo. Abbiamo questa responsabilità. Se avessi venduto Totti per 200 milioni? Penso che lui abbia tanto valore sportivo e non. Lui ha tutto”.

Da Totti a… Florenzi: “Alessandro alla Roma a vita? Magari. Lui ha il cuore romanista e pensiamo che rimanga qui per tanti anni”.

Oltre il dirigente, c’è il Monchi che lavora quotidianamente anche per se stesso. Come? “Io mi alleno tutti i giorni, ne ho bisogno prima di iniziare a lavorare. Io da giocatore? Era un’altra epoca… I portieri in Spagna non erano tanto alti. Ma io ero agile, buono nell’uno contro uno”. E chissà se il presidente Pallotta l’avrebbe preso nella sua squadra. Ecco dunque che si arriva ad un commento sul suo rapporto con il numero uno della Roma: “E’ molto bello. Parlo ogni giorno con lui, molte volte. Dobbiamo essere più giusti con la sua figura. E’ molto vicino alla squadra e alla società. Si informa costantemente, si preoccupa. Nella sua testa c’è una Roma che vuole vincere e che alla fine lo farà”.

Foto presa da: ForzaRoma.info

Giornalista Pubblicista, Direttore Responsabile di Momenti di Calcio. Appassionato di calcio e laureato in Giurisprudenza presso l'Università Roma Tre

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